Ci sono voluti quasi 42 anni. Era il 16 dicembre del 1969, quando una bomba esplose nella sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura in piazza Fontana, a Milano, provocando la morte di diciassette persone e il ferimento di altre ottantaquattro. Tra queste ultime c’era anche Roberto Antonucci Prina, che oggi ha 71 anni e all’epoca non era nemmeno un 30enne, che nell’istituto di credito faceva il cassiere. Prina, sopravvissuto all’esplosione, verrà ora risarcito. Anche lui, ha stabilito il tribunale di Imperia, è da considerarsi una vittima di quella strage.
Il giudice del lavoro Enrica Drago, infatti, ha condannato il ministero dell’Interno a pagare all’anziano testimone di una delle pagine più nere della storia italiana 162 mila euro, oltre a un vitalizio mensile. Condannata anche l’Inps, che dovrà versare all’ex cassiere oltre 355 mila euro. In totale, circa 500mila euro.
Perizie alla mano, Prina - assistito dagli avvocati Emilio Varaldo e Vincenzo Marino - ha dimostrato di aver sofferto per tutti questi anni (e di soffrire ancora) di disturbi post trauma e di stress cronico dovuti proprio all’esplosione avvenuta nel ’69.
Inoltre, in quanto vittima di una strage, l’ex cassiere della Banca nazionale dell’Agricoltura potrà anche farsi curare a spese dello Stato.
La storia di Prina, in qualche modo, si chiude con un lieto fine. «Un piccolo sollievo per il riconoscimento del risarcimento - dice ora l’ex cassiere - ma tanta amarezza per l’assenza di una verità giudiziaria». Perché undici processi non hanno trovato i colpevoli dell’attentato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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