Strage sul treno per colpa di un tubo rotto

Sembrano vitigni, invece sono piantagioni di mele. In questi giorni stanno fiorendo, poi si trasformeranno in frutti. Qui - nel Meranese - i filari sono ovunque, si arrampicano sui costoni più impervi della montagna, conquistando la roccia col profumo erbaceo delle Golden Delicious o con quello floreale delle Pink Lady. Anche il costone della stretta gola attraversata ieri dal treno della morte era stato trasformato in «terrazza» per la coltivazione delle mele.
Da giorni l’acqua (sembra a causa di un tubo rotto dell’impianto di irrigazione) aveva reso il terreno molle di fango. Un rivolo di acqua marrone aveva cominciato a scendere sui binari. Il suo flusso è gradualmente aumentato, fino a scatenare la frana che ha travolto un treno. Un treno che ieri, alle 9.03, si è trovato nel posto sbagliato nel momento sbagliato. Il bilancio è da strage: 9 morti, 28 feriti (7 in modo grave).
Il piccolo convoglio, tre vagoni (per lo più occupato da pendolari e studenti), era partito da Malles alle 8.20 e sarebbe dovuto arrivare a Merano alle 9.43, ma è deragliato nel tratto compreso tra Laces e Castelbello. «Una incredibile fatalità - ha spiegato il direttore della linea ferroviaria, Helmuth Moroder - l'impianto è infatti munito di un sistema di sicurezza che provvede a un blocco automatico nel caso della caduta di una frana sulla massicciata». Ma purtroppo la massa di fango (400 metri cubi per una larghezza di 10-15 metri) è venuta giù proprio nell’attimo in cui stava sopraggiungendo il convoglio, rendendo così impossibile qualsiasi intervento di sicurezza. Lo smottamento ha investito in pieno le tre carrozze, una delle quali è rimasta in bilico sul burrone dove scorre il torrente Adige. Una zona in aperta campagna, priva di strade, che ha complicato le fasi di soccorso. I vigili del fuoco hanno dovuto operare su vari fronti: liberare le persone imprigionate negli scompartimenti e mettere in sicurezza una carrozza che rischiava di precipitare nel torrente; infine il compito più doloroso: il recupero delle salme, soffocate dalla cascata di fanghiglia. Tra le vittime, tutte altoatesine, il più giovane aveva 18 anni, il più anziano 73 anni. Nei pressi del luogo della disgrazia è stato subito allestito un ospedale da campo della Protezione civile. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, appena venuto a conoscenza dell'incidente, si è messo in comunicazione con il prefetto di Bolzano, Fulvio Testi. Poco prima della tragedia un altro convoglio era passato nello stesso punto, senza problemi. Sembrava tutto a posto. Sembrava. Invece, dall’alto, è arrivata una valanga di morte: nulla a che fare con il bianco della neve, questa volta il colore maledetto è il nero del fango. «È stata una questione di pochi minuti - ha detto il direttore della linea ferroviaria, Helmuth Moroder -. Alle 9.03 è passato il treno diretto a valle che è stato travolto dalla frana. Con tutta probabilità a far cedere il costone è stata la rottura di un tubo per l'irrigazione dei campi a monte della massicciata». Un'ipotesi confermata da un primo sopralluogo dei tecnici che hanno trovato un difetto in un impianto di irrigazione a monte della frana. Rompendosi, l'impianto avrebbe allagato il terreno sottostante, rendendolo instabile fino a farlo franare. A monte del posto della disgrazia non ci sono infatti corsi d'acqua o invasi. Per Moroder è stata «una fatalità incredibile» a causare l'incidente, dato che «l'impianto è munito di un sistema di sicurezza che provvede a un blocco automatico nel caso della caduta di una frana sulla massicciata. La fatalità ha voluto che la frana si sia staccata proprio mentre passava il treno, che così è stato investito in pieno».
L'assessore altoatesino ai Trasporti Thomas Widmann ha precisato che i controlli per la sicurezza sulla scarpata dove viaggiava il treno deragliato ieri erano stati eseguiti l’anno scorso. La linea della Val Venosta è una delle più moderne dell'Alto Adige. Realizzata su un tracciato preesistente, è stata inaugurata nel 2005.
Di prima mattina il servizio viene rafforzato, per far fronte alla maggior domanda di trasporto di lavoratori e studenti, mentre nei fine settimana i convogli circolano in gran parte in doppia trazione. In più ogni due ore c'è un collegamento diretto con i treni espresso regionali, che nel tratto dalla bassa Val Venosta si fermano solo nelle località principali e permettono di spostarsi dall'alta Val Venosta a Merano in tempi più rapidi.

Questi treni espresso - che circolano soltanto nelle giornate feriali - proseguono poi per Bolzano, garantendo un collegamento diretto anche con il capoluogo. A detta degli esperti: un «modello di efficienza e sicurezza».
Parole che rendono l’incidente di ieri ancora più assurdo.

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