Alberto Toscano
da Parigi
La politica francese si appresta a vivere una settimana di fuoco perché si moltiplicano le pressioni a favore delle dimissioni del primo ministro Dominique de Villepin, ossia del più stretto collaboratore e dell'amico fidato del presidente della Repubblica Jacques Chirac. Tutta l'ala liberale del centrodestra francese critica - in modo più o meno aperto - l'ala gollista, nazionalista e centralista, che fa riferimento alla coppia Chirac-Villepin. Lo scontro rischia di inasprirsi perché la posta in gioco è elevata: la candidatura all'Eliseo in vista delle presidenziali dell'aprile 2007. Questa stessa posta in gioco spiega la durezza delle dichiarazioni dell'opposizione socialista, che cerca di aumentare le spaccature in seno al centrodestra e di approfittare al massimo della situazione. Ecco la signora Ségolène Royal che vuole assolutamente essere la candidata socialista all'Eliseo, accusare il presidente Chirac di avere esercitato un «regno privo di etica». Ed ecco il portavoce del Partito socialista Julian Dray chiedere al presidente di «assumersi le proprie responsabilità» per evitare guai peggiori, ossia di licenziare il primo ministro Dominique de Villepin. Il centrista François Bayrou dice che la Francia è «sull'orlo di una crisi di regime».
Le polemiche scaturiscono da un vecchio scandalo: le tangenti che una quindicina d'anni fa (quando al potere c'erano i socialisti) sarebbero state elargite in Francia e nel mondo per rendere possibile la vendita a Taiwan di sei fregate lanciamissili transalpine, equipaggiate con sofisticatissime e costosissime apparecchiature elettroniche. L'operazione era molto complessa perché Parigi non voleva irritare oltre misura le autorità della Repubblica popolare cinese, in cattivi rapporti con l'isola di Taiwan. La raffica di elargizioni legata a quell'affare costituisce in Francia «la madre di tutte le tangenti». Una madre dalla prole sempre più copiosa e imprevedibile.
A questo punto lo scenario si sposta al gennaio 2001 quando Renaud Van Ruymbeke, uno dei magistrati francesi tradizionalmente più impegnati nella lotta alle tangenti, apre un'inchiesta sulla vicenda delle sei fregate. Van Ruymbeke è un «duro», che già in varie occasioni aveva messo in difficoltà i socialisti per vicende di finanziamenti illeciti. Stavolta, però le sue indagini ricevono nel 2004 un aiuto molto strano: una serie di rivelazioni anonime secondo cui numerose personalità politiche francesi avrebbero avuto in Lussemburgo, presso la banca Clearstream, conti cifrati, alimentati da più o meno misteriosi giri di tangenti (tra cui quelle, ormai storiche, legate alle fregate).
Anche i servizi segreti vogliono vederci chiaro e uno dei loro esponenti di punta, il generale Philippe Rondot, va a riferirne a fine 2004 al ministro dell'Interno Dominique de Villepin. Adesso Rondot dice d'aver notato con una certa sorpresa che Villepin e i suoi collaboratori sapevano parecchie cose sulla vicenda e aggiunge d'avere ricevuto una richiesta gravissima: usare le sue indagini non per fare chiarezza, bensì per incastrare l'allora ministro dell'Economia Nicolas Sarkozy. Villepin e Sarkozy - oggi rispettivamente primo ministro e ministro dell'Interno - fanno parte della stessa formazione politica (l'Union popur un mouvement populaire), ma sono divisi dalle loro ambizioni per succedere a Chirac all'Eliseo. Villepin è amico di Chirac, mentre Sarkozy ha pessimi rapporti con quest'ultimo.
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