«Stranger Things» fa rivivere i miti degli anni '80

Hawkins è una cittadina immaginaria nell'Indiana dove non succede nulla, tutto scorre lento, insomma il tipico luogo della provincia americana più profonda. Le famiglie vivono unite, al college si consumano i primi amori, le partite di baseball sono l'unico evento degno di nota. L'improvvisa sparizione di un bambino comincia però a rivelare una serie di crepe in questa quiete apparente: non è che l'inizio di oscuri e drammatici risvolti, mentre a pochi chilometri, protetto da tralicci e guardie, in un laboratorio del governo si consumano esperimenti inquietanti persino sugli umani.

Ecco in sintesi la partenza narrativa di Stranger Things, una delle più belle serie disponibili ora su Netflix. Uno straordinario pastiche infarcito di citazioni e rimandi che gli amatori di cinema degli anni Ottanta non faranno fatica a riconoscere. Gli ideatori Matt e Ross Duffer sembrano aver finalmente intuito il potenziale creativo ed estetico di quel decennio, che rappresentò l'inizio del definitivo riscatto del cinema di genere rispetto al concetto di autorialità così in voga negli anni Settanta. Fantascienza, horror, commedia adolescenziale, thriller consentirono infatti l'affermazione di grandi talenti come Steven Spielberg, John Carpenter, Ridley Scott, Brian De Palma, David Cronenberg, Wes Craven e Tobe Hooper. Stranger Things è un omaggio molto sentito al loro cinema, ai primi effetti speciali che oggi sembrano preistorici, in un tempo in cui la tecnologia non esisteva e per il quale proviamo tanta nostalgia. Le luci di Natale, un vecchio telefono, il televisore pesante e mal sintonizzato, l'abbigliamento dei personaggi ricostruito con filologia maniacale, la colonna sonora post punk e new wave ci rituffano con commozione nel tempo dei nostri vent'anni.

Senza contare i rimandi alla letteratura americana per eccellenza e allo stereotipo della banda di ragazzini in alternativa al mondo degli adulti. Dialoghi e sequenze sembrano tratti dai romanzi di Mark Twain e di Stephen King, in particolare alcuni dialoghi ricordano quelli di Stand By Me dove si rivelò un prodigioso River Phoenix.

Tra gli attori principali di questa serie davvero imperdibile, spicca l'attrice di culto Winona Ryder nel ruolo della madre del bambino rapito, una donna nevrotica e irrisolta che pure riesce a vedere il male che la circonda, a fiutare le inquietanti presenze del mondo di sotto popolato da alieni e mostri. Accanto a lei David Harbour, sceriffo dai modi spicci e dal carattere difficile, che ha avuto problemi con l'alcol e con le donne eppure nel cliché rappresenta il personaggio più intuitivo, il vero indagatore.

Compare anche Matthew Modine, un medico scienziato dai metodi molto discutibili, quando in tempi di guerra fredda tutto era lecito al fine di sopravanzare il nemico sovietico.

Le otto puntate di Stranger Things sono la serie dell'estate. Molto apprezzata dalla critica americana, che l'ha definita una lettera d'amore di classici degli anni Ottanta.

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