Augusto Pozzoli
Via Paravia, scuola fuori legge, per il numero esorbitante di alunni stranieri nelle classi (in media 8 su 10, contro la norma che vieta di superare il 50%). Perché il quartiere di riferimento, la parte povera di San Siro, la sterminata serie di casermoni popolari intorno a piazzale Selinunte, è una delle aree cittadine a più alta densità immigratoria. Un quartiere pieno di contraddizioni e tensioni che gli insegnanti della scuola si trovano a dover gestire.
Conosce bene la situazione la maestra Anita Labò che nella tesi scritta a conclusione di un master di specializzazione alla Cattolica scrive: «Negli ultimi 20 anni il quartiere è stato investito da un processo di degrado impressionante. La causa è stata individuata nel fenomeno dellabusivismo: attraverso loccupazione degli alloggi a edilizia popolare si sono introdotti nel quartiere anche esponenti della piccola e grande malavita organizzata, soprattutto legata allo spaccio della droga. Tali attività illecite sono state protette attraverso un clima di intimidazione nei confronti degli inquilini e attraverso atti di vandalismo per mettere fuori uso gli strumenti di comunicazione e controllo sociale». E poi un lungo elenco delle «piaghe»: disoccupazione, reddito al minimo della sussistenza, immigrazione clandestina, tossicodipendenza, alcolismo, carcerati agli arresti domiciliari, diffidenza e sfiducia verso i servizi presenti sul territorio, disinteresse o delega verso listituzione scolastica. «Anche lepisodio delle donne che si sono accapigliate davanti alla scuola osserva la maestra Labò sono il frutto di questo clima. La soluzione? Smontare questo assurdo agglomerato di miseria e problematicità, in cui gli stranieri hanno spazio sempre più scarso di integrazione. Basta girare per le strade del quartiere: i loro unici punti di riferimento sono i negozi con le insegne in arabo. E poi a casa la tv preferita è di Al Jazeera». Aggiunge la dirigente scolastica Agnese Banfi: «In queste condizioni non dobbiamo meravigliarci se nella nostra scuola gli italiani scappano. Anzi ormai scappano anche gli stranieri più attenti alla crescita dei figli. Noi facciamo la nostra parte per offrire un servizio scolastico di qualità e socialmente aperto ai bisogni, ma la soluzione del problema non può essere affidata solo a noi». Ne è cosciente il direttore scolastico regionale Mario Dutto: «Il caso di via Paravia deve essere assunto dallintera comunità scolastica milanese».
E Bruno Simini, assessore allEducazione aggiunge: «Nelle scuole che dipendono da noi, le materne, non si raggiungono mai concentrazioni di presenza di iscritti stranieri a quel livello, anche nella materna della zona, perché abbiamo adottato una politica di tenere legata la popolazione ai servizi del territorio. Evitando la fuga degli italiani. Nel massimo rispetto dell'autonomia scolastica ogni istituto, come facciamo noi, potrebbe fissare come primo criterio di iscrizione la vicinanza del luogo di residenza».
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