«Uno straordinario servitore degli Stati Uniti»

«Ha fatto grandi sacrifici personali e resta innocente fino a prova contraria». E Cheney esprime «grande rammarico»

Carlo Sirtori

«Scooter ha lavorato in maniera instancabile per il popolo americano, facendo molti sacrifici per servire il Paese». Dopo mesi di silenzio, un George W. Bush accigliato e un po’ di fretta, con le valigie nell’elicottero e pronto a partire per Camp David per il fine settimana, si è finalmente espresso sul caso Cia-gate. E dal giardino della Casa Bianca, il presidente degli Stati Uniti ha manifestato la propria riconoscenza nei confronti di Lewis Libby (detto Scooter) incriminato poche ore prima e ha aggiunto: «L’indagine del procuratore speciale Patrick Fitzgerald è una cosa seria. Adesso il processo entra in una nuova fase. Nel nostro Paese ogni individuo è innocente prima del giudizio e ha diritto a un giusto processo. Siamo tutti rattristati dalle notizie di questa giornata, restiamo tutti concentrati sulle molte questioni e opportunità che deve affrontare il nostro Paese. Ho un lavoro da fare e lo stesso vale per le persone che lavorano alla Casa Bianca. Abbiamo il compito di proteggere il popolo americano ed è quello che continueremo a fare con determinazione». Insomma «business as usual» e niente di nuovo sotto il sole: finché Bush non sarà toccato direttamente da un eventuale processo - il suo stratega e capo di gabinetto Karl Rove, per ora, non è stato incriminato - continuerà a ostentare indifferenza riguardo lo scandalo che fa tremare la Casa Bianca.
Il primo a parlare è stato invece Dick Cheney. All’alba di ieri, un’ora prima rispetto al solito, il vicepresidente degli Stati Uniti era già nel suo ufficio, ma ha dovuto attendere che facesse sera prima di potersi esprimere. Quando le voci sull’incriminazione del suo braccio destro Lewis «Scooter» Libby hanno trovato una conferma nei fatti, Cheney ha però preferito non entrare nel merito della questione, limitandosi ad accettare le dimissioni del suo capo di gabinetto «con profondo rammarico». Ritenendo «inappropriato commentare» le imputazioni che il Gran Giurì di Washington ha attribuito a Libby, il vice di Bush si è limitato così a esprimere il proprio apprezzamento nei confronti del suo collaboratore.
Nel giorno cruciale per il Cia-gate, il presidente degli Stati Uniti non ha invece modificato la sua agenda. Bush, che lunedì prossimo riceverà il premier Berlusconi alla Casa Bianca, si è recato ieri mattina alla base di Norfolk, in Virginia, dove, non senza ironia, si è rivolto ai soldati e ai dirigenti del comando Nato: «Grazie dell’opportunità che mi avete dato di allontanarmi da Washington», ha detto a conclusione di un discorso in cui ha ribadito la propria determinazione a continuare la guerra contro il terrorismo e l’estremismo islamico, insistendo sulla necessità di rimanere in Irak. È poi volato nella capitale a far le valigie per il weekend.

Poco prima di decollare verso le montagne del Maryland, dove trascorrerà il fine settimana insieme con la moglie Laura, il breve commento sul fatto del giorno. E, noncurante del monito dei democratici, che lo hanno invitato a rimanere a Washington per «affrontare lo scandalo», è partito per Camp David.

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