Lo strappo di Stefania: «Lascio il Pdl, passo al gruppo misto»

RomaL’oggetto del contendere sembra un dettaglio. I collaboratori del ministro Stefania Prestigiacomo spiegano invece che era una battaglia, non una ripicca. Una questione legata alla tracciabilità dei rifiuti, inclusa in un provvedimento sugli incentivi per i disoccupati. Fatto sta che al momento del voto il ministro guarda il tabellone, realizza che il gruppo del Pdl ha votato contro la sua proposta, visibilmente irritata si alza, raccoglie le carte. Qualcuno dai banchi del Pdl grida «Dimissioni!». Lei sente, e contemporaneamente lascia l’aula. Ne esce con gli occhi lucidi, arrabbiata, delusa, ma non scappa dai giornalisti: «Sono amareggiata per come sono andate le cose, non mi riconosco più nel Pdl. Mi dimetto dal gruppo e mi iscriverò al Misto. Ma resto nel governo. Parlerò direttamente a Berlusconi della vicenda». E Berlusconi l’ha ricevuta a palazzo Chigi, con il capogruppo Pdl, Fabrizio Cicchitto. In serata la nota di palazzo Chigi: «Una sfortunata coincidenza e un difetto di comunicazione hanno generato oggi uno spiacevole incidente parlamentare. L’equivico è stato risolto, piena fiducia alla Prestigiacomo». Ma è la seconda volta in poco tempo che una sua ministra (la prima fu Mara Carfagna) punta i piedi e vuole scappare.
Il risentimento apparente è per Cicchitto, il capogruppo, ma l’annuncio apre una giornata di incognite: in molti hanno pensato a una volontà della Prestigiacomo di accelerare l’ingresso nel partito Forza Sud di Gianfranco Miccichè, un deputato del Pdl presente in aula al momento del voto la spiega invece così: «Come per la vicenda delle quote rosa, anche stavolta la Prestigiacomo ha voluto sfidare la maggioranza. Una sfida, un comportamento emotivo». «Non credo proprio che l’onorevole Miccichè entri in questa vicenda», ha commentato il presidente del Senato Renato Schifani, siciliano, che conosce bene entrambi. E lo stesso Miccichè ha affermato: «La Prestigiacomo non ha bisogno certo di un suggeritore». Al ministro è arrivata pronta la solidarietà di molti finiani. E il ministro dell’Agricoltura Giancarlo Galan le ha scritto un appello dolente: «Le sue lacrime mi mettono in crisi». «Sono assai spiacente per ciò che ha dichiarato il ministro - ha replicato invece Cicchitto - ma ho il dovere in primo luogo di ascoltare i parlamentari del gruppo che hanno lavorato a questo provvedimento». Il ddl era stato infatti per molti mesi all’esame della commissione Lavoro guidata dall’ex colomba finiana, e ora uomo di punta proprio del gruppo Misto, Silvano Moffa. Il testo, come spiega il primo firmatario, Giorgio Jannone, propone che «lavoratori cassintegrati, disoccupati o in mobilità possano avviare attività d’impresa», e questo «tramite una serie di incentivi», anche in materia ambientale, come dispone l’articolo della discordia. La Prestigiacomo era intervenuta ieri mattina in aula per chiedere, con l’opposizione, una sospensione dell’esame del ddl. Anche Moffa, in linea con il Pdl, non ha accolto la sua proposta: «Ho grande rispetto per il ministro, ma grande rispetto deve avere lei per il Parlamento».

Tra chi più di altri ieri l’ha pregata invece di rimanere nel Pdl, la collega Mara Carfagna: non bisogna sottovalutare, ha però polemizzato la prima ministra «ribelle», il «disagio diffuso» nei confronti «di un partito nel quale, troppo spesso si preferisce, per fretta o disattenzione, non prestare ascolto alle idee diverse».

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