Bruno Fasani
Penso che tutti vorremmo avere la sfera di cristallo per conoscere il futuro di Casini e delle sue truppe. Lo vorrebbe sapere, soprattutto, il mondo cattolico presente in politica, quello che ha sentito sulla schiena la botta del bipolarismo, un 8 settembre che lo ha sbriciolato in percentuali sparse, tipo Biancaneve e i sette nani, un po di qua e un po di là.
In questi anni il personaggio in questione è indubbiamente cresciuto. Lesperienza, lequilibrio di fondo e la faccia pulita, che in certo moralismo convenzionale fa coincidere il bello con il buono e anche con lintelligente, gli hanno consentito di raggiungere posizioni di leadership, guardate con rispetto e convinzione da una consistente fetta di elettorato.
Ma è proprio la sua capacità di intercettare il consenso di una base moderata e dalle idee chiare, che sembra oggi essere smentita dalle scelte di divaricazione che sta imprimendo alla linea politica dellUdc. Limpressione è quella di uno scivolamento da posizioni di leadership a quelle meno comprensibili di un leaderismo autoreferenziale.
Lelettore si pone legittimamente una domanda: ciò che sta facendo Casini rientra in un progetto che punta a rimettere in discussione il bipolarismo, a scompaginare la sinistra, creando un terzo polo cattolico e moderato, o è funzionale a rafforzare la propria candidatura al premierato, oggi in cono dombra rispetto ad altre soluzioni, considerate emergenti? Ovviamente tutte le ipotesi sono possibili e tutte le posizioni meritano rispetto. Ma prima ancora è lelettore che va considerato come espressione di un sentire politico preciso, cui è dovuto rispetto.
Chi, alle scorse elezioni, ha scelto lUdc nel contesto della Casa delle Libertà, pur con tutti i limiti possibili che si possono riconoscere a questa compagine, lo ha fatto in una logica bipolare precisa e non equivocabile. Oltretutto un grande ruolo, in questa ottica di opposizione, era attribuito alla capacità di arginare le posizioni massimaliste, emergenti dallestrema sinistra, soprattutto nel traballante scenario etico, quale ci consegna la cronaca di tutti i giorni: dignità della persona, tutela della vita, rispetto per la famiglia naturale fondata sul matrimonio, laicità senza laicismo, conservazione dellidentità culturale di matrice cristiana...
Casini ci dirà che questo è e rimane lobiettivo della sua azione rinnovatrice. Anzi, di più. Ci dirà, che è perché emerga con maggior forza lanima cattolica della politica, il motivo che lo ha spinto a fare il salto del fosso, che a qualcuno sembra un volo daquila, a qualche altro un passo della quaglia. Ma se questo è lo scopo delle sue scelte, è ai suoi elettori che deve far sapere strategie e tattiche per raggiungere lobiettivo. Soprattutto li dovrà convincere che i nuovi scenari sono in grado di garantire risultati concreti e visibili, quali la politica reclama. Perché se essa non va allincasso, rischia di ridursi a rendita di posizione per pochi privilegiati. E allora la domanda si fa incalzante: chi ci sta alla nuova cordata? Quali forze possono garantire, in tempi ragionevoli, di arruolarsi e combattere? Quali benedizioni di investitura sono giunte per garantire appoggio e possibilmente voti?
Risulta difficile al comune elettore ipotizzare un rimescolamento delle logiche elettorali, in senso proporzionalista. Piuttosto è portato a chiedersi se non fosse il caso di dare maggiore identità programmatica alla polarità di centrodestra, introducendo nuova ispirazione dalla Dottrina sociale della chiesa e recuperando il meglio di una cultura liberale, compatibile con lorizzonte cristiano.
Obiettivi di largo respiro, che le nuove strategie sembrano rallentare, soprattutto se inserite nello stile schizofrenico di chi continua le danze, annunciando il divorzio.
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