Eccoci arrivati, finalmente. Dopo mesi di polemiche - anche furibonde, anche patetiche - il vincitore del premio Strega è il premio Strega stesso. Ieri sera, meritatamente, si è autopremiato, con tanto di diretta Rai e zanzare nella notte estiva. Insomma, ce l’ha fatta. Innanzitutto a non implodere, come è successo al Grinzane Cavour.
«Non faremo da contorno alle vittorie degli altri» aveva dichiarato Luigi Spagnol tre mesi fa, lasciando intendere che non valeva la pena nemmeno mettersi in competizione. «È un premio taroccato» ha detto Elido Fazi, mettendo però in concorso L’ultima estate di Cesarina Vighy. «Hanno tutti torto - ha replicato Tullio De Mauro, presidente della fondazione Bellonci che controlla il premio -, non c’è nessun vincitore designato». «Mi candido, ritiro la mia candidatura, mi ricandido» hanno detto un po’ tutti gli autori coinvolti nella querelle. «Tutte queste polemiche fanno bene - ha detto ieri sera Gian Arturo Ferrari della divisione libri Mondadori. Lo Strega funziona anche meglio del Nobel, che ha premiato a volte persone indecorose».
Alla fine, eroicamente, si fa per dire, erano rimasti Antonio Scurati, sguardo truce e morale anfibia, con Il bambino che sognava la fine del mondo (Bompiani); l’etereo e favorito prosatore d’arte Tiziano Scarpa, con Stabat Mater (Einaudi); la già citata Cesarina Vighy, esordiente a 77 anni con un racconto di malattia e morte; Massimo Lugli con L’istinto del lupo (Newton Compton), altalenante tra borghesia e periferia (concrete, e dell’anima) e il «solitario del lago», Andrea Vitali, con Almeno il cappello (Garzanti), libro rétro apprezzato da certa intellighenzia un po’ snob, comunque vendutissimo.
Ora è calata la pace su Villa Giulia, dopo il testa a testa Scurati-Scarpa di poche ore fa. Al posto delle zanzare sono arrivati i passerotti mattutini. Le polemiche - pericolose, noiose, funzionali - sono state zittite da applausi. Funzionali anche questi. A Tiziano Scarpa, vincitore per un solo voto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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