Gerusalemme - Migliaia di palestinesi hanno risposto alla convocazione del ’giorno dell’irà di Hamas contro gli attacchi israeliani e sono scesi in strada per partecipare ai funerali di Nizar Rayan, il leader ucciso ieri da un raid insieme alle sue 4 mogli e a 11 figli. Secondo la minaccia di un portavoce del movimento, Ismail Radwane, per rispondere a questa aggressione israeliana "tutte le opzioni restano aperte", compresa quella degli attacchi suicidi. Intanto a Ramallah, in Cisgiordania, oltre duemila persone hanno manifestato dopo le preghiere del venerdì, sventolando bandiere palestinesi e di Fatah, il partito del presidente di Anp Mahmoud Abbas, e qualche vessillo di Hamas, gridando di essere "pronti a sacrificare l’anima e il sangue per Gaza".
Ancora raid Le forze aeree israeliane continuano i raid sulla Striscia di Gaza nel settimo giorno dell’offensiva "piombo fuso". Prima dell’alba sono stati colpiti 20 obiettivi di Hamas. Fra questi sono state prese di mire case di 15 importanti militanti del movimento. Prima degli attacchi gli israeliani hanno avvertito per telefono gli abitanti delle case vicine e o sparato colpi d’avvertimento per ridurre le vittime civili. Secondo fonti palestinesi, negli attacchi di stamane vi sono stati 12 feriti.
Colpita una moschea Nella tarda serata di ieri aerei israeliani hanno colpito una moschea nel campo profughi di Jabaliya. Secondo Israele la moschea era utilizzata come deposito di armi. La portavoce ha sottolineato che l’attacco ha innescato una serie di esplosione all’interno dell’edificio, dovute allo scoppio di missili e munizioni.
Nuovi razzi da Hamas Militanti palestinesi della Striscia di Gaza hanno lanciato questa mattina quattro missili in rapida sucessione verso la città israeliana di Ashkelon, seguiti poco dopo da altri due verso l’area di Sdot Hanegev. Una donna è stata leggermente ferita. Una casa di Ashkelon è stata direttamente colpita da un razzo, ma nessuno è stato colpito perchè gli abitanti si trovavano in un rifugio.
Centrale nucleare a rischio Il continuo estendersi della gittata dei razzi esplosi da Hamas potrebbe mettere a rischio la centrale nucleare israeliana di Dimona, realizzata agli inizi degli Anni ’50 a circa 10 km dall’omonima cittadina nel Neghev. Lo riferiscono oggi i media israeliani citando informazioni riferite dal sito internet del quotidiano britannico The Times. I timori, secondo fonti israeliane, sono avvalorati dal fatto che Hamas avrebbe di recente ottenuto una fornitura di missili Fajr-3 di fabbricazione iraniana. Questi razzi, che sono in pratica Katyusha di terza generazione hanno una gittata di oltre 45 km, molto superiore a quella dei Qassam, la cui portata non supera una decina di chilometri, e i Grad, con un raggio d’azione minimo di cinque km e massimo di poco più di 20. L’impianto nucleare di Dimona si trova a 35 km a Est di Beersheba, località distante a sua volta 40 km dalla Striscia di Gaza e che è stata colpita per la prima volta negli ultimi giorni.
Cisgiordania, sconti tra manifestanti Si sono registrati una serie di scontri nel corso delle manifestazioni inscenate questo pomeriggio nelle diverse città della Cisgiordania in solidarietà con la popolazione di Gaza. Il più violento è quello ancora in corso presso il checkpoint Qalandia che si trova nella parte orientale di Gerusalemme, dove la sicurezza israeliana ha lanciato lacrimogeni contro i manifestanti palestinesi che rispondono con il lancio di pietre. Secondo la polizia israeliana, i manifestanti hanno dato fuoco a copertoni d’auto bloccando la strada e attaccando una stazione di polizia. Scontri tra palestinesi e militari israeliani si registrano anche nel villaggio di Belain, vicino Ramallah, ai margini dell’imponente manifestazione in corso nella città palestinese. Sparatorie tra manifestanti di Hamas e uomini della polizia palestinese sono avvenuti invece durante la manifestazione che si è svolta nella città di Hebron dove diversi attivisti islamici sono stati arrestati. Altre manifestazioni sono in corso a Nablus, Betlemme e Qalqiliya.
Hamas esorta i rivali di Fatah a unire le forze "Questo è il momento di unirsi", ha dichiarato Mussa Abu Marzuk, numero due dell’ufficio politico del movimento islamico, intervistato per telefono dalla rete televisiva al Arabiya. "Diciamo sì al dialogo con fatah", ha affermato Abu Marzuk dal suo esilio a Damasco, rispondendo alle domande dell’intervistatore. Il numero due del politburo di Hamas ha però sottolineato che il presidente palestinese Mahmoud Abbas, leader di Fatah, deve liberare i detenuti di Hamas in Cisgiordania.
Gli Usa: cessate il fuoco duraturo Gli Stati Uniti stanno lavorando per un cessate-il-fuoco "duraturo e sostenibile" tra Israele e Hamas. Lo ha affermato il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, la quale ha escluso una sua missione a breve nella regione. L’idea, ha spiegato, è di arrivare a una tregua che "non permetta il ripristino dello status quo precedente". Leggendo una breve dichiarazione alla Casa Bianca dopo avere incontrato il presidente George W. Bush, la Rice ha precisato che gli Stati Uniti stanno lavorando attivamente insieme con i partner europei e della regione per giungere ad una soluzione alla crisi.
Il segretario di Stato Usa, spiegando che non è sua intenzione recarsi nella regione, ha detto che gli Stati Uniti sono "molto preoccupati", e ha lanciato soprattutto accuse contro Hamas, giudicandoli i primi responsabili della situazione attuale.
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