Stuprata per cinque ore nel centro di Pescara

L’uomo era stato denunciato una settimana fa per atti osceni

Teodora Poeta

da Pescara

È stata trovata a terra con i vestiti strappati, il volto tumefatto, in un profondo stato confusionale. La vittima, una donna di 35 anni, nata a Milano, ma residente a Montesilvano in provincia di Pescara, è stata violentata e seviziata, per tutta la notte, da un «branco» di quattro persone e adesso si trova in ospedale, a Pescara, con una prognosi di 49 giorni e, sul corpo, i segni della violenza: tumefazione e rigonfiamento dell’occhio sinistro, frattura del naso, frattura dell’orbita oculare sinistra, ecchimosi, arrossamenti e lesioni nella zona genitale. L’incubo è iniziato alle 2,30 della notte tra venerdì e sabato, è durato cinque, lunghissime ed interminabili ore, durante le quali la donna è rimasta ostaggio dei suoi violentatori. Sono da poco passate le due del mattino. La cena con gli amici è finita e la donna esce dal locale, che si trova in via delle Caserme, in pieno centro a Pescara, per andare a riprendere la propria auto parcheggiata poco distante. All’improvviso viene aggredita da un gruppo di tre, o forse quattro, persone. Con una violenza inaudita, il branco inizia a picchiarla selvaggiamente. Poi la trascina nell’androne del palazzo del Genio Civile e, nonostante gli strenui, disperati tentativi di difesa, a turno, la violenta, fino al punto di farle perdere i sensi. Senza un attimo di tregua. Senza alcuna pietà nei confronti di una donna stremata dal dolore. Per tutta la notte le sue urla si perdono nel silenzio.
Al mattino, quando riprende conoscenza, si ritrova in un’aiuola, esausta e con il volto sanguinante. Con lei c’è anche uno dei componenti del branco che continua a prenderla a calci. Probabilmente si era addormentato e, al risveglio, tenta, usando ancora la violenza, di far tacere la sua vittima. In lontananza, però, si sente una sirena. Il giovane, allora, si guarda intorno ed inizia a scappare verso ponte Risorgimento. Corre. Pure lui è stordito. Un maresciallo della Guardia di Finanza, però, lo nota. Due passanti gli dicono «guardi che quel ragazzo stava picchiando una donna». Il militare, a quel punto, lo insegue. Nel frattempo arriva anche una volante del 113, allertata da alcune telefonate che segnalavano ripetute grida d’aiuto provenienti da via Catullo. L’uomo sul ponte viene fermato. È Alessio Di Girolamo, 21 anni, pregiudicato, nato a Pescara, ma residente a Pianella, un piccolo paese poco distante dal centro abruzzese. È lo stesso ragazzo che la vittima dello stupro ha conosciuto la sera, a cena, nel locale in centro e dal quale ha ricevuto apprezzamenti pesanti, come dirà, poi, agli inquirenti. Il racconto è doloroso, ma necessario per riuscire a riconoscere Di Girolamo come uno dei suoi «carnefici».
Il giovane, pregiudicato per furto e rapina, è stato denunciato, in stato di libertà, il 2 giugno, per atti osceni in luogo pubblico. Nonostante l’arresto e l’identificazione, Di Girolamo, mantiene freddezza e distacco. «Io non c’entro. Vi sbagliate», continua a ripetere in caserma, ma c’è chi dice, tra i primi testimoni che iniziano a spuntare, di averlo visto alzarsi dall’aiuola, dove è stata soccorsa la donna 35enne, con i pantaloni ancora abbassati.
Nel frattempo proseguono gli accertamenti da parte della Squadra Mobile e della Polizia Scientifica di Pescara per risalire all’identità degli altri componenti del branco.

Numerosi i reperti sottoposti a sequestro, tra questi gli indumenti del giovane arrestato e quelli della vittima, sui quali verranno effettuati gli esami del Dna. Per Di Girolamo, il pm Giampiero Di Florio ha disposto l’arresto in regime di isolamento. L’udienza di convalida è prevista per domani mattina.

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