Anche gli atleti hanno i loro guai. O meglio, tra unimpresa sportiva e laltra, anche loro ogni tanto vorrebbero far sentire la propria voce.
Prendiamo la categoria dei nuotatori che, di questi tempi, è ingarbugliata in una sorta di diatriba tecnico-scientifica sui supercostumi da competizione. «Jaked 101» o il famigerato «Lzr Racer»? Oggi si contano ben 348 modelli differenti sul mercato, di cui «solo» 338 sono stati recentemente approvati dalla Fina, ma non è certo questo il problema: agli atleti interessa parlare di sport, mica di business.
Già parlare. E se nessuno li ascolta, soprattutto in vista degli imminenti Mondiali di nuoto - in programma a Roma dal 18 luglio al 2 agosto - dovranno pure inventarsi qualcosa.
Finora sono stati a guardare tutto quello che accadeva sul piano normativo e ne hanno viste di tutti i colori. La Fina ha fatto eseguire test di galleggiabilità dei costumi, ha adottato linee guida sullo spessore massimo dei materiali utilizzati e sul modo di indossarli, per poi ritrattare e concludere che limportante è che siano omologati e che lultima decisione spetta ai nuotatori. La stessa federazione ha anche annullato diversi risultati ottenuti grazie ai superbody, come quello di Alain Bernard che indossando lArena X Glide ha realizzato il record del mondo nei 100 stile in 4694.
Ma i nuotatori sono stanchi di essere «sorvegliati e puniti» senza poter esprimere le loro opinioni, senza poter avere un confronto diretto con la Federazione internazionale. E così, alcuni atleti australiani hanno deciso di smettere di stare a guardare e hanno proposto di istituire un sindacato che li potesse tutelare.
Lidea ha preso corpo sul web e ora sono circa 3.800 i membri appartenenti allISA (International Swimmers Association), gruppo battezzato su Facebook. Creato pochi giorni fa dal sudafricano Roland Schoeman, oro nel 2007 ai Mondiali di Melbourne nei 50 m farfalla, il network sociale conta adesioni deccellenza tra cui quella del plurimedagliato delle piscine, Michael Phelps, quella di Lisbeth Tricket, primatista mondiale dei 50 stile e del connazionale Eamon Sullivan, primatista dei 100 stile che sottolinea: «Per noi è importante avere voce in capitolo».
Fra gli azzurri spicca il nome di Federico Colbertaldo che interpellato, puntualizza: «Dietro a questo gruppo su Facebook cè la volontà comune di noi atleti di poter dire la nostra» e aggiunge: «Al di là della polemica supercostume o slippino, non chiedono mai di prendere decisioni a chi deve affrontare le gare davvero, cioè in prima persona». Vedremo se questa presa di posizione porterà davvero alla creazione di un sindacato mai visto nella storia: quello dei nuotatori.
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