Caro Direttore, a «bocce ferme» e passata l'euforia della vittoria Ti prospetto alcune riflessioni sul 13 e 14 aprile. Dopo la sconfitta delle regionali Ti avevo scritto: «Non c'è notte più buia che potrà impedire al sole di sorgere ancora». Per fortuna dell'Italia, dopo due anni di buio, il sole è sorto (per la terza volta) ed è più forte e limpido che mai. Sono convinto infatti che questa elezione sia stata un evento straordinario ed epocale, di cui ancora non ci rendiamo pienamente conto. Una vittoria più netta ed eclatante del 1994 e del 2001. Un terremoto che ha visto l'elettorato spostarsi massicciamente da Sinistra verso il Centro-Destra, che nel frattempo da semplice coalizione eterogenea si è trasformato in un Popolo (delle Libertà) compatto nei propositi e omogeneo nei valori. Un processo di maturazione che, partendo da lontano e subendo una forte accelerazione negli ultimi mesi, ci ha reso credibili ed affidabili anche a segmenti di elettorato che una volta pregiudizialmente non ci avrebbero mai votato. Un grande successo di Berlusconi, Fini e Bossi, hanno saputo smussare personalismi e incomprensioni ed hanno creato il soggetto politico più importante negli ultimi 20 anni. Nel frattempo a sinistra c'è stato il vuoto progettuale e di rappresentanza. Un delirio ideologico e di odio ha portato al suicidio la sinistra radicale, che aveva basato gli ultimi 15 anni del suo programma politico, non sulle istanze dei ceti più deboli, ma su un antiberlusconismo di staliniana memoria. Alla resa dei conti però il governo Prodi ha dimostrato l'irrealtà del loro progetto, in più il Partito Democratico ha dovuto vampirizzare l'Arcobaleno per sopravvivere. Finalmente gli Italiani hanno dimostrato con il voto che non vogliono essere più rappresentati da un certo mondo sessantottino fatto di artisti, intellettuali, baroni universitari e capitalisti con il Manifesto in bella vista, spocchiosi ed arroganti; che Ballarò e dintorni non è il Verbo e non rispecchia la realtà. Quindi tutto giusto e perfetto ben oltre la più rosea previsione. Dovremo pertanto lavorare con tenacia, vista anche la crisi mondiale che ci attanaglia, per non disperdere quell'enorme patrimonio di fiducia che gli Italiani ci hanno dato.
Infine veniamo al voto locale: in Liguria indubbiamente abbiamo vinto, è questo un fatto straordinario; occorre darne merito anche a quell'esercito della Salvezza fatto di Candidati ed esponenti locali, da rappresentanti di lista o semplici iscritti ad F.I., An e Lega, che si sono prodigati all'estremo negli ultimi due mesi. Bisogna però ammettere che in città, o meglio in alcune parti della nostra città, non abbiamo sfondato. Su questo, esauriti i dovuti festeggiamenti, dovremo riflettere; per preparare con serenità la strategia vincente dei prossimi appuntamenti elettorali (devi voto regionale tra due anni). Evitando di autoassolverci dicendo che a Genova comandano le coop, che il Pd è fortemente radicato sul territorio, che ci sono i portuali, ecc., e che quindi che Genova resterà sempre rossa.
Abbiamo dimostrato che possiamo volare alto per far rialzare l'Italia, da domani dobbiamo rimboccarci le maniche per dimostrare che anche qui «qualcosa può cambiare». Lavorare uniti per far rialzare anche Genova e la Liguria. La Politica (con la «P» maiuscola) non ammette soste.
Consigliere Comunale An
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