Oltre 15mila spettatori in sole due settimane a Villa Olmo per la grande mostra di Pieter Paul Rubens, maestro del Barocco.
Uno sforzo considerevole quello del curatore della mostra Sergio Gaddi, assessore alla cultura del Comune di Como, che insieme a Renate Trnek, direttrice della Gemäldegalerie dell'Accademia di Belle Arti di Vienna, è riuscito a radunare ben 25 capolavori del maestro fiammingo provenienti dalle collezioni della Gemäldegalerie dell'Accademia di Belle Arti, dal Liechtenstein Museum e dal Kunsthistorisches Museum di Vienna. Ideata dall'assessorato alla cultura del Comune di Como, la mostra presenta uno dei nuclei di Rubens numericamente più importanti finora mai esposti in Italia, oltre a 40 opere di artisti della sua cerchia, tra i quali il grande Anton Van Dyck, Jacob Jordaens, Gaspar de Crayer, Pieter Boel, Cornelis de Vos, Theodor Thulden.
«La mostra di Villa Olmo - commenta il curatore Sergio Gaddi - celebra la genialità e la modernità di uno dei maestri assoluti della pittura, che dopo quattrocento anni continua a sorprendere per la potenza grandiosa ed esuberante del segno che ha reso universale il Barocco europeo. Rubens è sempre contemporaneo perché fissa nel tempo l'infinita bellezza del mondo e riesce a infondere la vita alle sue creazioni attraverso la luce e il colore. La sua pittura è una festa per l'anima e per gli occhi, e le opere esposte a Como raccontano l'inesauribile gusto per la vita del grande artista e la prodigiosa forza di seduzione che nasce dalle sue visioni. Il consistente nucleo di opere di Rubens è integrato da una raffinata selezione di quadri di artisti variamente legati ad Anversa e all'atelier del maestro, che permette un viaggio appassionante nell'epoca d'oro della pittura fiamminga del Seicento».
«Con Rubens e i suoi epigoni fiamminghi - sostiene il sindaco di Como, Stefano Bruni - Como si appresta a vivere un'altra straordinaria stagione di grandi eventi, un ulteriore passo di un percorso ambizioso iniziato nel 2004 e che a pieno titolo ci ha già inserito nel circuito delle città d'arte, con importanti benefici per il territorio, per la naturale vocazione turistica e per il prestigio della nostra città. Dopo sette anni, continuo quindi a sostenere e a credere nella straordinaria forza propulsiva delle mostre e nella loro capacità attrattiva».
Il percorso espositivo studiato da Sergio Gaddi per le nove sale di Villa Olmo, si snoda attraverso i temi caratteristici della pittura di Rubens, come i soggetti sacri, i riferimenti alla storia e al mito, e contempla alcuni dei maggiori capolavori del maestro fiammingo.
Tra questi, le Tre Grazie (1620-1624), vero manifesto dell'ideale bellezza femminile del tempo e che Rubens rappresenta sul modello del gruppo scultoreo ellenistico ritrovato a Roma nel XV secolo. Rubens dipinse il motivo delle Tre Grazie diverse volte, come soggetto singolo o inserito in un contesto più ampio. In questo caso, i tre personaggi femminili sono impersonati nelle figure delle dee greche delle stagioni, vestite solo di un leggerissimo velo, che reggono un cesto di fiori, donando loro uno straordinario movimento circolare e un naturale ed elegante intreccio di braccia e di mani.
Borea rapisce Orizia (1615), vigoroso capolavoro e immagine guida della mostra, rappresenta il rapimento, narrato da Ovidio nelle Metamorfosi, della ninfa Orizia, da parte del barbuto e alato Borea, personificazione del vento del nord. Rubens fonde i due corpi in un avvolgente e fluttuante abbraccio, catturando il momento di transizione che dalla paura e violenza del rapimento conduce a un'estasi di amore e fantasia. Il corpo di Orizia, come quello di tutte le figure femminili di Rubens, è reso con un incarnato talmente realistico e vivo da far domandare a Guido Reni: "Ma questo pittore mescola il sangue ai colori?"
Due opere di straordinaria importanza presenti in mostra sono La circoncisione di Cristo (1605), che risponde a precise indicazioni iconografiche dettate dalla Controriforma di espressione chiara ed immediata di partecipazione al sentimento religioso, e la Madonna della Vallicella (1608) - forse la commessa di maggior prestigio che l'artista ricevette in Italia - due modelli per le pale d'altare della Chiesa dei Gesuiti a Genova e di Santa Maria della Vallicella a Roma, dove l'impostazione teatrale della luce e l'atmosfera cromatica rivelano l'influsso dei grandi pittori veneziani del Cinquecento, che Rubens aveva studiato durante il suo soggiorno a Venezia del 1600.
L'imponente dipinto Il satiro sognante, una delle opere più insolite del maestro fiammingo, realizzata tra il 1610 e il 1612 poco dopo il suo ritorno in Italia, colpisce, oltre che per la sua allegorica sensualità, per l'architettura della composizione che contrappone il gruppo composto da Bacco, dal satiro ubriaco e dalla Menade, a una traboccante natura morta, composta da un prezioso vasellame dorato e da una ricca serie di calici e coppe.
Un'assoluta rarità è Il giudizio di Paride (1605-1608), una delle sole quattro opere che Rubens realizza su tavola di rame, supporto inconsueto per un tema ricorrente nella sua pittura, più volte ripreso fino al famoso quadro del 1638-39 commissionato dal re di Spagna Filippo IV, ora al Prado di Madrid. È questo uno dei più incantevoli 'poemi' dipinti da Rubens, in cui tutto, dall'insieme della composizione, alle figure al paesaggio, al cielo che le sovrasta, si risolve nel colore e nella pittura stesa con pennellate fluide, fondendo in un unicum indissolubile sia le figure che l'ambiente che le circonda. Il dipinto raffigura la competizione tra le dee Giunone, Minerva e Venere per il titolo di donna più bella dell'Olimpo, giudicate da Paride.
Particolarmente significative sono le due grandi tele che raffigurano Vittoria e Virtù e Il trofeo di armi, appartenenti al ciclo che Rubens dedicò al console romano Publio Decio Mure (1616-1617). Il tema dei quadri è ispirato alle vicende dell'eroico condottiero vissuto nel IV secolo a.C., la cui storia è stata tramandata da Tito Livio. Le grandi imprese hanno sempre stimolato l'artista, tanto da fargli dire, in una lettera del 1621 indirizzata a William Trumbull: "Confesso che una dote innata mi ha chiamato a eseguire grandi opere piuttosto che piccole curiosità. Ciascuno ha la sua maniera. Il mio talento è di siffatta guisa che nessuna impresa, per quanto grande e multiforme nell'oggetto, potrà sormontare la fiducia che ripongo in me stesso".
Di notevole valore storico, oltre che artistico, la serie dei piccoli oli su tavola di soggetto sacro, dipinti da Rubens come modelli preparatori per i 39 dipinti commissionatigli nel 1620 per i soffitti della chiesa dei Gesuiti di Anversa, opere che andarono poi distrutte dall'incendio della chiesa del 1718. La costruzione pittorica di particolare dinamismo e la prospettiva dal basso verso l'alto testimoniano la suggestione di Paolo Veronese esercitata sulla fantasia di Rubens.
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