Eleonora Barbieri
da Milano
Allinizio sembrava superflua. Non somigliava neppure allinsalata, quella raccolta nellorto o acquistata in mazzi e cespi al mercato. Le foglie già ridotte a pezzettini, i residui di terra già lavati. Uninsalata già pronta, pulita e confezionata suscitava diffidenza, anche per il costo, decisamente superiore a quello della verdura sfusa.
Con gli anni, è diventata indispensabile. Separare le singole foglie, mondarle, pulirle e asciugarle sono ormai operazioni rare, quasi da riservare a un giorno di festa, e solo per chi ami stare in cucina per ore. Gli altri, quelli che affollano il supermercato mezzora prima della chiusura, fanno la spesa trafelati e devono incastrare il pranzo fra mille impegni, non ci pensano due volte e vanno dritti al banco della verdura già pronta. Un piccolo lusso che, oltre al principio della comodità, soddisfa anche quello della salute: rucola, lattuga e chioggia sono alimenti leggeri e dietetici.
Il fast-food vegetale, anno dopo anno, è riuscito a riempire i carrelli di quasi metà degli italiani: il 43,3%, secondo i dati diffusi da Coldiretti, acquista verdure già pulite. Insalate di ogni tipo ma, anche, pomodorini e carotine, da mangiare come contorno o come merenda. Nel 2005, le vendite dei cosiddetti prodotti di «quarta gamma» sono aumentate del 15%, conquistandosi il 10% del mercato ortofrutticolo. Gli italiani hanno mangiato 58 milioni di chili di verdure pronte, spendendo, in tutto, 500 milioni di euro. E cominciano ad adocchiare anche la frutta: ananas a fette, chicchi duva, pesche già tagliate. Il successo non si ferma neppure di fronte ai prezzi: in media, secondo Coldiretti, le verdure pulite costano più di 8 euro al chilo, una cifra sei volte superiore rispetto ai prodotti sfusi. È il principio che vale anche per i cibi già pronti. Senza pensare alle prelibatezze delle rosticcerie, i banchi dei supermercati offrono sempre più spesso piatti semplici, dallinsalata di riso al roast-beef, fino alla pasta, condita con pesto, olive o pomodori. Non sono alimenti complicati da cucinare, ma il vantaggio è, appunto, non doverci neppure pensare. Come con i sughi già pronti, o con le «buste» liofilizzate che, sotto i tuoi occhi, trasformano magicamente una polverina in un risotto, un caffè o una zuppa. Cè poi luniverso dei surgelati, che propone pasti completi e, teoricamente, persino raffinati: non più soltanto patatine, pesce o minestrone ma, anche, i piatti tipici della cucina italiana, dallamatriciana alle tagliatelle al ragù. «Il cibo è un fatto sociale e, quindi, si adegua ai ritmi e agli stili di vita - spiega Paolo Sorcinelli, storico sociale e autore de Gli italiani e il cibo. Dalla polenta ai cracker, edito da Bruno Mondadori -. Il cibo pronto e veloce è una tendenza della nostra società ma, allo stesso tempo, si cerca anche, in modo talvolta fittizio, di recuperare i sapori della tradizione». Due aspetti che trovano, entrambi, ampia soddisfazione nel mercato.
«Lemblema è la pizza, precotta o surgelata: basta scaldarla, e ti consente di ricordare i sapori del passato, senza però perdere tempo». La cucina, poi, diventa sempre più «facile»: forni a microonde, robot tuttofare (il primo è stato il «Bimby», ma ne esistono anche di specifici, come quelli per il gelato e lo yogurt), persino luovo marchiato con un inchiosto speciale che avvisa quando la cottura è al punto giusto.
Il successo della verdura «pronto uso»
Costa di più ma fa guadagnare tempo. Come decine di altri prodotti di successo
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