Pierluigi Bonora
da Milano
Torino la spunta su Milano. Sarà la Procura della Repubblica del capoluogo piemontese a occuparsi dellinchiesta sul modo attraverso il quale lIfil della famiglia Agnelli è riuscita a mantenere il controllo del Gruppo Fiat. La Procura generale della Cassazione ha infatti accolto la richiesta presentata più di un mese fa dai legali della holding affinché sia Torino a portare avanti lindagine. A questo punto i pm di Milano, Carlo Nocerino e Riccardo Targetti, dovranno trasmettere gli atti allufficio diretto da Marcello Maddalena al quale la Cassazione ha riconosciuto la competenza dellinchiesta.
La documentazione comprende anche tutto il materiale sequestrato dalla Guardia di finanza durante la perquisizione disposta dai magistrati milanesi nella sede di Merril Lynch.
Parallelamente allinchiesta giudiziaria continua liter, che potrebbe sfociare in un provvedimento amministrativo, avviato dalla Consob a proposito di una possibile manipolazione del mercato da parte dellIfil sempre in merito alloperazione di equity swap che ha consentito alla holding di non perdere la presa sul 30% della Fiat alla chiusura del prestito convertendo con le banche. Accertamenti dellAuthority presieduta da Lamberto Cardia a parte, dalle prime indiscrezioni sembra che linchiesta del pool diretto dal procuratore Maddalena potrebbe andare per le lunghe e concludersi dopo lestate. Lesame del materiale in arrivo nei prossimi giorni da Milano si aggiunge infatti a quello già al vaglio dei giudici di Torino dopo il blitz delle Fiamme gialle negli uffici dellIfil in corso Matteotti. Nelloccasione i finanzieri erano usciti con 5-6 faldoni contenenti documenti cartacei e copie di file presenti sui computer esaminati. Una volta esaminati tutti gli atti, davanti agli inquirenti sfileranno indagati (tra questi figurano il presidente dellIfil, Gianluigi Gabetti, lattuale amministratore delegato dellIfi, Virgilio Marrone, e lavvocato Franzo Grande Stevens, il «regista» delloperazione) e testimoni.
Le scorse settimane, in concomitanza con lassemblea della holding al centro delle indagini, il presidente Gabetti aveva spiegato le ragioni che hanno portato lIfil a optare per lequity swap attraverso Exor, la «cassaforte» lussemburghese degli Agnelli.
«Lehman Brothers - così Gabetti - presentò unofferta alla banche alle quali proponeva di rilevare la loro quota pagando un premio rispetto alla quotazione di allora». «Si trattava di soggetti che non avevano certamente interessi industriali - aveva precisato nella stessa sede Grande Stevens - altrimenti si sarebbero rivolti a noi».
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