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Sul crocifisso a scuola sentenza Ue tra sei mesi

Si è tenuta ieri nella «Grande Chambre» della Corte europea dei diritti dell’uomo a Strasburgo l’udienza relativa al ricorso presentato dal governo italiano contro la sentenza della Corte sul crocifisso nelle scuole pubbliche. L’udienza però non si concluderà con una decisione della Corte. Per attendere la sentenza definitiva sul ricorso italiano bisognerà aspettare «almeno sei mesi», secondo fonti di Strasburgo. La sentenza, emessa il 3 novembre scorso, aveva giudicato come «una violazione della libertà dei genitori di educare i figli secondo le loro convinzioni, e della libertà di religione degli alunni» il fatto che in Italia sia obbligatorio esporre il crocifisso in tutte le aule scolastiche. La vicenda aveva avuto origine dalla denuncia di Soile Lautsi, cittadina italiana di origine finlandese e membro dell’Uaar (Unione atei e agnostici razionalisti). Sostenuta da questo gruppo, la signora Lautsi aveva chiesto nel 2002 all’istituto di Abano Terme frequentato dai suoi due figli, di togliere i crocifissi dai muri delle aule. Di fronte al rifiuto dell’Istituto e alle bocciature dei suoi ricorsi nei tribunali italiani, la signora Lautsi si era rivolta alla Corta europea di diritti di Strasburgo, che alla fine le ha dato ragione. Secondo la Corte, l’obbligo di esporre il crocifisso viola l’art. 2 del Protocollo n.1 della Convenzione europea dei diritti del’uomo, riguardante il diritto all’istruzione, e l’art.9 della stessa Convenzione, che concerne la libertà di pensiero, di coscienza e di religione. La sentenza non impone di togliere il crocifisso dalle aule scolastiche pubbliche, ma sostiene che lo Stato non può imporre l’esposizione di simboli religiosi.


L’Italia ha «tutte le carte in regola per ottenere un risultato positivo». Lo ha affermato il ministro degli Esteri Franco Fattini. Che ha poi aggiunto: «Si tratta di «una grande battaglia per la libertà e per l’identità dei nostri valori cristiani».

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