Sul Foro Italico grava il rischio dello «scempio» architettonico

Dopo il contestato restauro dell’Ara Pacis si vuole cancellare - secondo loro «modernizzandola», nella realtà snaturandola - anche tutta l’area del Foro Italico. È stato questo il tema del convegno promosso dall’avvocato Riccardo Andriani, responsabile area sport di Alleanza nazionale dall’emblematico titolo «Salviamo il Foro Italico, restituiamolo a Roma». Nulla di celebrativo di un’epoca passata, ma solo meritoria rivisitazione di opere che non hanno eguali, cariche di ricordi e ancor oggi di solare bellezza ed efficienza.
«Ecco come vogliono “modernizzare” tutta l’area - ha detto nell’introduzione Andriani - l’Olimpico diventerà un gigantesco cartellone pubblicitario, l’ostello della gioventù diventerà un supermercato, lo stadio del tennis oltre all’orrido legno che lo contraddistingue diventerà addirittura di metallo, quello che doveva diventare il museo dello sport con destinazione la Casa delle Armi, la meraviglia dell’architetto Moretti, verrà dirottata a Tor Vergata, spacciata come polo sportivo di Roma prima per l’improponibile Olimpiade 2016 e poi per i mondiali di nuoto spostati però al Foro Italico». An si batte, invece, per lasciare inalterato il prezioso patrimonio storico e architettonico del Foro Italico, lasciando inalterata la sua funzionalità sportiva. Per l’architetto Giorgio Muratore, titolare cattedra di Storia dell’Arte e dell’Architettura contemporanea «lo scempio è assurdo. È come se si volesse costruire su di una tomba etrusca o sul Colosseo». Non è solo An che fa sentire la sua voce, anche Italia nostra, tramite Mario Attorre, componente dell’associazione e presidente del comitato a tutela del Parco di Veio, vorrebbe togliere dalla Coni Servizi tutta l’area perché il fine è chiaramente solo commerciale, come dimostra la vocazione alberghiera anche dell’Acqua Acetosa. Per Maurizio Clerici, accademico dell’Accademia olimpica italiana e medaglia d’oro del Coni, ha ricordato gli splendori agonistici per scherma e pallacanestro della casa di Moretti, negli anni ’50 e ’60 che poi divenne «aula bunker» quando le istituzioni avevano in mano la legge che avrebbe permesso loro di evitarlo. Clerici ha anche ricordato che Mario Pescante aveva ottenuto 25 milioni di euro per il progetto del Museo dello Sport, dirottato poi a Tor Vergata.

Ha chiuso i lavori Fabio Rampelli, architetto e deputato di An, ricordando che «questa area, dove vengono deturpati i preziosi mosaici, è ammirata in tutto il mondo». «Sarebbe molto meglio restaurarla - ha concluso - integrandola con una moderna gestione».

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