Prove tecniche di dialogo con il governo che verrà. Il messaggio, forte e chiaro, è partito mercoledì scorso dagli studi di Uno Mattina. Ospiti di Paolo Di Giannantonio, Anton Francesco Albertoni, presidente di Ucina-Confindustria Nautica, e il professor Gian Marco Ugolini (Università di Genova e direttore scientifico dell'Osservatorio Nautico Nazionale.
Mamma Rai, quindi, arriva tempestivamente per spiegare agli italiani che il settore nautico è una delle eccellenze del made in Italy. Che dà lavoro a oltre 100mila addetti. Che più di altri comparti continua a soffrire la crisi. E che, grazie alle scelte illuminate del governo tecnico, ha seminato per strada circa 40mila vittime (posti di lavoro) e oltre il 50% del fatturato totale (oltre 3 miliardi di euro).
Si diceva del messaggio forte al governo che verrà. È questo il punto. Vendola, socio di minoranza del centrosinistra, ha ammonito i «candidati alla dannazione»: «I ricchi devono andare al diavolo». Monti, socio di se stesso, ha già dato. Il colpo di grazia alla nautica e al turismo da diporto, nonostante l'inversione di rotta sulla tassa di stazionamento, giunta peraltro troppo tardi. Cioè quando circa 35mila imbarcazioni avevano ormai lasciato i porti italiani per altri lidi meno ostili.
«La nautica italiana? Piace sempre più all'estero - ha detto Albertoni - Ma è altrettanto vero che il mercato interno è scomparso. Le nostre aziende hanno visto andare in fumo più di 38mila posti di lavoro tra dipendenti diretti e indiretti. Credo che qualsiasi governo che ci ritroveremo nei prossimi mesi dovrà prendere atto della situazione estremamente difficile in cui versano le nostre aziende. Certo, l'estero funziona, ma ci possono andare solo le grandi aziende. Le piccole e le medie - che poi sono la vera forza del comparto - non riescono a inserirsi in questa difficile partita. Hanno bisogno di un mercato interno che non esiste più».
Quale estate che si prospetta. Dal suo Osservatorio privilegiato, il professor Ugolini ha già visto «un 2012 malinconico, porti vuoti, almeno un quarto dei posti barca che non hanno prodotto reddito e ricchezza. Un danno all'indotto, ai territori, con una perdita di circa il 50% rispetto al 2011. Ma per fortuna il settore esiste ancora, i porti turistici ci sono ancora, le barche (quelle rimaste) pure, e quindi le speranze di ripresa ci sono».
Poi una testimonianza, quella di Francesco Frediani, direttore commerciale del gruppo Overmarine: «L'incertezza è uno dei fattori che più determinano la crisi del nostro settore. Sarebbe opportuno affrontare di petto, e in modo meno demagogico, questa situazione ormai insostenibile. Le leggi adottate dal governo dei professori hanno avuto solo l'effetto di tenere lontani dai nostri marina sia i diportisti italiani sia quelli stranieri».
«C'è un'attenzione spasmodica sul lusso. Chi difende la nautica, uno dei settori portanti dell'economia, è visto come uno che difende gli evasori. Non è così», è il commento del professor Gian Marco Ugolini.
Infine i dati reali elencati da Albertoni: «La tassa di stazionamento, poi trasformata in tassa di possesso, avrebbe dovuto portare nelle casse dello Stato 154 milioni. Ne ha portati appena 24, ma ha generato un danno per l'indotto di almeno 950 milioni».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.