«Sul tandem Berlusconi-Fini si devono fare i conti con l’Udc»

nostro inviato

all’Abbazia di Farfa (Rieti)
Il ticket Berlusconi-Fini? «Scordatevelo!, e scordatevi pure il tricket, con la pretesa di riservare a Casini uno strapuntino», sbotta Francesco D’Onofrio. Sta nel chiostro dell’antico monastero benedettino, sta per andare a dibattere con Ferdinando Adornato e col viceministro Adolfo Urso di «sogni e bisogni», ma il capogruppo dei senatori Udc mette le mani avanti, anzi solleva una muraglia, contro il «sogno» partorito in An di far asse col premier acclamando il ministro degli Esteri e loro leader numero due indiscusso, a scapito del presidente della Camera e nume tutelare appunto dell’Udc.
È un fiume in piena, D’Onofrio: «Allora non avete capito niente. Capisco che possa far piacere ad An e anche a Berlusconi, ma avete fatto i conti senza l’oste». Cioè l’Udc. Dunque non sarebbe vero che il segretario Marco Follini ha finito col danneggiare proprio Pier Ferdinando Casini? «Scordatevi pure che noi si abbia un segretario decapitato, bisogna che tutti se ne rendano conto e accettino un dato di fatto: questa, resta l’Udc di Casini e di Follini». E se lo dice D’Onofrio, che tutte le etichette può meritarsi meno quella di «folliniano», forse c’è del vero. Vuoi vedere che le risorse infinite dell’animo democristiano han fatto il miracolo, son ritornati tutti all’unità? E che anche le primarie non sono più così cogenti e irrinunciabili per l’Udc?
D’Onofrio lo lascia intendere, ma quel che spiega è ancor più illuminante: «Con la nuova legge elettorale, le primarie diventano un’altra cosa. Non rappresentano più l’investitura del leader unico, e per questo è impraticabile anche ogni ipotesi di tandem. Sono dominanti gli effetti del proporzionale, dunque primarie o no, quel che ne uscirà è Forza Italia con il suo leader, An col proprio e l’Udc col suo. I quali leader, essendo in una coalizione, si metteranno intorno ad un tavolo e discuteranno; e se trovano un accordo bene per tutti, altrimenti ognuno sarà libero di fare le proprie scelte». Il messaggio non è ancora del tutto chiaro? Bene, D’Onofrio non si tira indietro: «Con la nuova legge elettorale proporzionale, non ci saranno più deputati eletti grazie a Berlusconi o a Bossi, e l’Udc avrà i suoi 40 deputati eletti unicamente coi propri voti, così come la Lega peserà per i voti che raccoglie. Ogni discussione sulla premiership è ormai priva di senso: col nuovo sistema elettorale si pone soltanto il problema della guida di governo, che è normale in una coalizione che vince le elezioni». Un discorso serio, professorale. Ma D’Onofrio improvvisamente sorride. Perché ride, professore? «Niente, pensavo a Prodi che non ha un partito: dovrà cercare una casa e non gli sarà facile... Per il centrosinistra è una situazione comica».
Messo in chiaro che Follini non si tocca e che Casini non ha affatto perso posizioni nella gerarchia della Cdl, poi al microfono dell’ex refettorio D’Onofrio ha teso una mano a Urso e Adornato, proprio sul tema che più appassiona i due, cioè il «partito unico dei moderati», nonostante Silvio Berlusconi lo abbia decisamente rinviato a data da destinarsi. Oggi D’Onofrio si incontra coi «saggi» della Cdl a Montecitorio, per concordare gli aspetti della legge elettorale che riguardano il Senato, «in modo che Palazzo Madama possa approvare subito il testo votato dalla Camera».

Così, dato il diverso meccanismo, ha annunciato che «al Senato è possibile presentare la lista di coalizione; dunque alla Camera si accentuerebbe il valore dell’identità di partito, mentre al Senato quella di maggioranza». Miele per Adornato, che ha proposto quale «laboratorio politico», la lista unitaria della Cdl anche per il Campidoglio. E per Urso, secondo cui il partito unico «c’è già, si tratta solo di completare il percorso».

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