Roma - «La casta baronale ebraica nell’università italiana». Nomi e cognomi, 162 professori, delle università di Roma, Bologna, Cassino, di tutta Italia. Schedati. Settant’anni dopo, gli ebrei sono ancora sotto registro, indicati a dito. Come un orrore che ritorna, il razzismo esplode con lo strumento dei deliri alla portata di tutti, il luogo della divulgazione: Internet.
Nel 2008 la lista di proscrizione è una web list, compilata da un anonimo blogger che si dà il nome di copertura H5N1 (il virus dell’aviaria). L’archivista della Rete elenca i docenti della «lobby ebraica» negli atenei. Cataloga gli «affaristi ebrei» nel mondo.
In serata della lista si leggeva su internet soltanto il titolo: la polizia postale lo ha oscurato dopo la denuncia della comunità ebraica di Roma. Ma frugando nella copia «cache», la traccia di quel blog sulla Rete, si poteva ancora leggere il vaneggiamento dell’autore, accanto a una foto di sberleffo a Gianfranco Fini: «Impediamo la contaminazione dell’identità italiana. Verifica il cognome degli insegnanti di tuo figlio». Tre generazioni fa era partito così l’antisionismo cieco: professori allontanati dalla Sapienza, bambini che non potevano giocare e andare a scuola, con i coetanei italiani. La ferita non rimarginata delle leggi razziali.
Tutte le forze politiche si sono schierate ieri con animosità contro la web list. Anche Oliviero Diliberto, deputato del Pdci dalle posizioni palesemente filopalestinesi, ha portato «la sua solidarietà piena e convinta» agli insegnanti schedati. Il ministro dimissionario dell’Università Fabio Mussi ha annunciato che il dicastero si costituirà «parte civile».
Dal Viminale sono partite indicazioni precise alla polizia di procedere con un’indagine «approfondita e rapida», come ha dichiarato Giuliano Amato. Bonaiuti per Forza Italia, Veltroni, Ronchi di Alleanza nazionale, anche Russo Spena di Rifondazione, hanno portato solidarietà e hanno chiesto subito «l’oscuramento del sito». «Un delirio», ha commentato il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni. E si è domandato se alcuni recenti segnali di chiusura e astio in chiave antisionista, come la polemica sulla presenza onoraria di Israele alla fiera del libro di Torino, trovino «il posto di maturazione naturale nei blog»: il luogo dello spazio libero, esaltante e pericoloso insieme.
Il rettore dell’università La Sapienza di Roma, Renato Guarini, si è ritrovato per la seconda volta in un mese a gestire una mina d’intolleranza lanciata in uno degli atenei più sensibili alle trasformazioni della storia: all’inizio dell’anno le occupazioni universitarie e gli appelli contro l’invito a Benedetto XVI, ora i professori catalogati perché ebrei:«Da questi semi nascono le dittature - ha detto ieri - Dobbiamo essere un fronte compatto contro chi vuole creare l’odio».
H5N1 non ha fatto tutto da solo, probabilmente.
Secondo il portavoce della comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici, quella lista di professori circolava già in internet: tutti i 162 «schedati» avevano infatti firmato un appello contro alcuni docenti inglesi che lo scorso anno avevano proposto «lo stop degli incontri e degli scambi culturali con le università dello Stato ebraico».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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