Sulla coca ormai è un festival

Morgan, Santoro, Palombelli, Celentano, Bonaga, roba grossa, gente illustre riunita in tv, ad Annozero, per parlare di quella roba piccola, la droga, l’antidepressivo che farebbe bene alla salute, al posto dell’aperitivo con il carciofo meglio una pasticca o una striscia per combattere il logorio della vita moderna, da Calindri a Morgan il tiro è breve. Teorie interessanti e interessate, parole molte, fumo e fumeria abbondanti, polpa pochissima. Che ce ne sia stato e ce ne sia uno, dico uno soltanto, che abbia avuto e abbia il coraggio di alzarsi in piedi e urlare nomi e cognomi degli spacciatori, che prenda forza e si presenti al più vicino commissariato o caserma dei carabinieri per sporgere denuncia contro i soliti noti che però, chissà come mai, restano ignoti, di coloro i quali procurano quella roba bastarda lì e dai quali i depressi comprano con cadenza puntuale, come un farmaco prescritto dalla mutua, in contanti, direi in nero, o no? Non è prevista fattura e nemmeno scontrino fiscale. E non trattasi di spiccioli, di centesimi, ma di euro viola, come il colore del taglio da cinquecento, nessuno osa accennare, parlare, denunciare quel giro criminale che fa soldi, che alimenta la criminalità, che riempie il portafoglio della mafia, della camorra, della ’ndrangheta nostrane, russe, cinesi, sudamericane. Troppo pericoloso, lo può illustrare un film all’americana con sparatorie e sangue a fiumi, oppure una gomorra di casa nostra con attori e delinquenti veri tra le comparse, ma finisce lì, non previsto il dibattito serio, approfondito, televisivo, teso a smascherare l’identità di chi mette in circuito il veleno, di stanarlo nel suo domicilio, no, non si può fare.
No, meglio buttarla sul festival di Sanremo, sull’artista incompreso, bersaglio dei falsi moralisti, meglio ridere sull’ipocrisia dell’Italia e scandalizzarsi per l’aria pesante di censura messa in circuito dal regime berlusconiano.
Drogarsi è una scelta di libertà, un viaggio personale, a volte di sola andata ma meglio non insistere. «Ci si fa» semplicemente, come si va al cinematografo o al bar e chi non segue questo anelito di libertà è un pirla, uno sfigato uno che non capisce il valore di quel momento diverso, alternativo. Lo spettacolo di giovedì sera ha coinvolto anche Paul McCartney; in un filmato di quaranta e passa anni fa il baronetto ammetteva di aver assunto per quattro volte l’acido lisergico, Lsd. Ma ad Annozero si sono dimenticati di segnalare che il Beatle fu arrestato due volte con signora al seguito, in Svezia e Giappone, per possesso di marijuana, restando nove giorni in cella, nel carcere di Tokyo. Volete mettere questa dolce pena con la tragedia, la grande sofferenza per il divieto a cantare e suonare sul palcoscenico del teatro Ariston di Sanremo?
Ha ragione Morgan, la droga può far bene, anzi benissimo innanzitutto a chi gliela vende, al mondo bastardo vigliacco che sfrutta lui e tanti altri non protagonisti come il signor Castoldi ma a Santoro, a Celentano, a Bonaga e alla Palombelli, allo stesso Morgan-Castoldi questo non interessa molto, anzi meglio aprire la bocca, cantare su tutto e tutti ma tenendosi alla larga dall’argomento. Meglio giocare su tabaccai, automobilisti, spacciatori di caldaie, insomma sui veri assassini criminali delle nostre miserabili esistenze a differenza dei pusher, amici, complici, sodali, tutta gente che va rispettata, tutelata, lavoratori precari ma vincenti.
La droga resta lì, polvere siamo e polvere torneremo a essere, ma me lo dicevano in un altro senso; è un divertimento, un passatempo, ormai una forma goliardica di comunicazione verbale «sei fatto come una scimmia», «sei fuori come un balcone», «ma che roba buona assumi ultimamente». E tutti ridono, da Zelig ad Annozero, sghignazzano su Giovanardi o don Mazzi, scherzano su san Remo e san Patrignano.

Soprattutto se la spassano quelli che contano i soldi, coltivano, raffinano, confezionano, distribuiscono, vendono, incassano e poi assistono felici e inosservati al programma televisivo. Gli ipocriti e falsi moralisti siamo noi. Loro se ne sbattono, sanno come tirare a campare. Tirano. Non cambiate canale, alla prossima.

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