Sulla differenziata anche la Campania sopravanza il Lazio

Senza se e senza ma. Una Caporetto. Il rapporto Rifiuti 2007 dell’Apat sgombra il campo da ogni equivoco. La raccolta differenziata vede Roma agli ultimi posti delle classifiche nazionali. Appena il 16,0 per cento. Una sconfessione bruciante per il presidente dell’Ama, Giovanni Hermanin. E per il modello Roma da esportare nel resto del paese a colpi di numeri inventati.
I dati sulla raccolta differenziata, quelli veri, monitorati e riferiti al 2006, sono stati presentati ieri mattina alla Sala Mercede della Camera dei Deputati da Giancarlo Viglione, presidente dell’Apat, Agenzia per la protezione dell’ambiente, facente capo al Ministero dell’ambiente. Una autentica doccia fredda. Roma con il 16,0 per cento di differenziata occupa in Italia il 18mo posto fra le 27 città metropolitane sopra i 150mila abitanti. Fra i quattro maggiori centri urbani, è nettamente staccata da Torino (36,7) e Milano (31,4), e di gran lunga più vicina a Napoli (8,9). In piena zona retrocessione, per usare un termine calcistico. A un passo dal baratro, con rischi addirittura peggiori del capoluogo campano. Le stesse classifiche Apat, infatti, pongono la capitale al primo posto in Italia per quantità di rifiuti prodotti, con 1.763.749 tonnellate, pari a 652 kg ad abitante, nettamente sopra la media nazionale di 550 kg. Esaurita Malagrotta, che succederà?
Ancora peggio della capitale va il resto della regione. La provincia di Roma tocca il 12,5 per cento di differenziata, Frosinone il 4,3, Rieti il 4,5. Il Lazio con l’11,1 per cento è al 15° in Italia nella classifica per regioni. Peggio, sia pure di poco, perfino della Campania, all’11,3. Se questo è il presente, forse peggiore si profila il futuro. Il Lazio, con 2,8 milioni di tonnellate di rifiuti smaltite nel 2006 e una quota dell’85 per cento finita in discarica, vede come un incubo la chiusura definitiva della discarica di Malagrotta. Inutile sperare che le cose cambino da sole. Basta scorrere i dati del Rapporto Apat dello scorso anno. La raccolta differenziata a Roma era al 15,3 per cento, nel Lazio al 10,4 per cento.
A questi ritmi, con un incremento quasi impalpabile, occorrerebbero decenni per rispettare il decreto Ronchi. Responsabilità di una classe politica? Dimissioni? Parole tabù per la sinistra. Che preferisce battere altre strade. Hermanin si aggrappa alle promesse: raggiungeremo il 30 per cento entro il 31 dicembre 2008, dice. Marrazzo si inerpica verso il regno dell’utopia: 45 per cento entro il 2008. Veltroni, invece, tiene i piedi per terra e punta sul deterrente delle multe: da 50 a 300 euro per chi non usa correttamente le campane, da 25 a 619 euro per chi lascia i rifiuti fuori dal cassonetto.
Ma stavolta non basta il tappeto rosso del Festival del Cinema a nascondere la spazzatura. Che a Roma rischia di finire per strada come a Napoli, con l’estinguersi della discarica di Malagrotta. Sui gassificatori i numeri dell’Apat sono chiari: nel Lazio ci sono oggi tre linee. Due a Colleferro, una a San Vittore. E non bastano, replica per il centro-destra Donato Robilotta, capogruppo regionale SR: «Quello di San Vittore non è ancora in funzione. Altre due linee sono in costruzione a Malagrotta. Ma occorrono altri tre gassificatori: uno ad Albano, uno a Latina, uno a Viterbo». Nel Lazio la quota differenziata è irrisoria. «E per di più oltre la metà di questa, non esistendo impianti per lo stoccaggio, finisce in discarica - denuncia Robilotta -. È per questo che le discariche nella regione sono tutte stracolme. Questi dati ci avvicinano in maniera inarrestabile alla situazione campana. Il Lazio si salva solo perché la discarica di Malagrotta non si chiude.

E non si potrà chiudere neppure dopo il 2008. Altrimenti la spazzatura ce la teniamo sotto casa». E i residenti? Chi abita nei pressi di Malagrotta? Nel 2009 ci saranno rivolte popolari come a Napoli? Scenari da brivido.

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