Sulle donne usavano cateteri per animali

Padova Sulla sanità piomba l’ennesimo scandalo. Centinaia di cateteri per uso animale (si tratta di sottili condotti che vengono inseriti nella vescica per espellere l'urina) avrebbero stati infatti utilizzati nei mesi scorsi su pazienti ricoverate nelle strutture dell’azienda ospedaliera di Padova per le terapie di inseminazione artificiale intrauterina.
Sette avvisi di garanzia sono stati consegnati ieri dalla Guardia di finanza patavina, che conduce le indagini, a medici di ostetricia e ginecologia, della commissione acquisti, a personale della farmacia dell’azienda ospedaliera. Sotto accusa anche i responsabili della ditta di Firenze che commercializza i cateteri denominati «Tomkat».
I reati vanno, a vario titolo, dalla turbata libertà d’incanto a falso in atto pubblico, dalla frode nelle pubbliche forniture al mancato controllo medico. Nella farmacia ospedaliera le Fiamme gialle hanno sequestrato circa 500 apparecchi e stanno cercando di risalire a quanti potrebbero essere stati utilizzati nel periodo precedente all’avvio delle indagini partite nel luglio del 2008 con un controllo amministrativo. I finanzieri hanno rilevato inoltre che i cateteri, di fabbricazione americana, non possedevano il marchio di certificazione europea necessario all’utilizzo umano. Nella farmacia ospedaliera le Fiamme gialle hanno sequestrato circa 500 apparecchi, e ora stanno cercando di individuare tutti quelli utilizzati nel periodo precedente all'avvio delle indagini, nel luglio del 2008.
Proprio la sanità padovana era finita di recente nel mirino dopo un’inchiesta a firma di Stefano Lorenzetto de il Giornale. Si parlava di «mafia della prostata», di «cupola degli urologi», tutto grazie alle rivelazioni di un luminare addetto ai lavori. Che poi accennava anche a errori medici non segnalati, morti sospette, coperture tra colleghi, silenzi compiacenti. A fine settembre sui registri della Procura era finito anche il nome del professor Santo Davide Ferrara, direttore dell’Istituto di Medicina Legale dell’Università, consulente tecnico di fiducia dell’Ufficio del pubblico ministero. L’inchiesta riguardava 81 tra autopsie e accertamenti tossicologici, affidati al docente tra il 2007 e il 2009. Esami autoptici liquidati al professore, ma che non sarebbero stati eseguiti da lui.

Qualche tempo prima, nel febbraio del 2008, era finito invece nei guai il primario di cardiochirurgia dell’ospedale. Secondo l’accusa Dino Casaratto avrebbe incassato alcune tangenti sulla fornitura di di valvole cardiache.

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