da Milano
Peter Mandelson alza il tiro sulla «crisi dei porti» e coinvolge il presidente europeo di turno, il premier britannico Tony Blair, e altri capi di governo Ue, tra cui il francese Dominique de Villepin, per sondare le loro opinioni sulle sue proposte per risolvere la crisi provocata dal blocco alle dogane di decine di migliaia di prodotti tessili cinesi. Il commissario europeo al commercio ha idee ben precise: le merci devono essere sbloccate o in autunno sul mercato europeo ci saranno penuria di capi dabbigliamento e prezzi più alti. Le conseguenze del rifiuto «ricadrebbero sui consumatori», ha detto Mandelson agli eurodeputati della commissione Commercio internazionale.
Oggi al Coreper -il comitato dei rappresentanti permanenti dei governi presso l'Ue - il commissario al commercio illustrerà agli ambasciatori degli stati membri la proposta per sbloccare la situazione. Il Coreper però non prenderà nessuna decisione, solo il Comitato tessile dellUe- che si riunirà probabilmente domani stesso - potrà votare una soluzione, da approvare a maggioranza qualificata. Il commissario presenterà poi il testo, preparato con l'aiuto dei tecnici comunitari, ai colleghi del Collegio Barroso.
Se non ci saranno ostacoli, i milioni di pantaloni, cardigan e magliette cinesi bloccati per effetto dell'accordo di Shanghai riprenderanno il loro viaggio verso gli scaffali dei negozi europei già nel corso della prossima settimana. Superata l'emergenza, Mandelson dovrà preparare una proposta, più complessa, di revisione dell'intesa fra Ue e Cina: in proposito continuano i colloqui tecnici fra Bruxelles e Pechino.
DallItalia, intanto, il vice ministro alle attività produttive, Adolfo Urso ha ribadito al commissario Ue: «Non possiamo realizzare una mera sanatoria che di fatto svuoterebbe il significato degli accordi già sottoscritti» e ha presentato tre proposte per uscire dallimpasse.
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