Roma

«Sulle okkupazioni Veltroni getta la spugna»

E Marchi (An) chiede al sindaco di votare no all’«intollerabile» Odg sulle requisizioni

Massimo Malpica

Sono i «soldati» antioccupazione. Un ristretto manipolo, che però è l’unica concreta «forza di dissuasione» che il Campidoglio può mettere in campo per scongiurare le occupazioni abusive dei suoi immobili. Ma proprio dagli uomini del Nip, il Nucleo informativo patrimonio dei vigili urbani, arriva l’ultima bordata contro il modo in cui la giunta di Walter Veltroni e la regione Lazio guidata da Piero Marrazzo gestiscono lo scottante problema dell’emergenza abitativa. Una denuncia che ha la forma di un comunicato stampa, una nota in cui il sindacato di polizia municipale Sulpm accusa le due amministrazioni locali di aver «gettato la spugna» sulla questione-casa. Solo ammettendo una resa incondizionata all’illegalità, secondo il delegato del Sulpm nel Nip, Alessandro Procopio, si spiega perché «siamo appena in 20 a dover controllare oltre 100mila appartamenti tra case del Comune e alloggi ex Iacp ora dell’Ater». E la consistenza numerica, prosegue il sindacalista, non è l’unico problema con il quale il Nucleo informativo patrimonio deve fare i conti. «Non riusciamo neanche a svolgere gli incarichi ordinari - insiste Procopio - e poi, quelle rare volte in cui il comune mette in campo gli straordinari, neanche ce li pagano: è da aprile che ci devono liquidare le spettanze dei piantonamenti effettuati nel complesso di Santa Palomba, oltre sessanta alloggi che, per la prima volta, il Campidoglio è riuscito ad assegnare senza farseli prima occupare». Un record decisamente poco lusinghiero. Che secondo il segretario per Roma e Lazio del Sulpm, Alessandro Marchetti, la dice lunga su una certa ambiguità nelle politiche abitative del Campidoglio. «È una questione seria - attacca Marchetti - e bisogna capire se il Comune ha veramente intenzione di ripristinare la legalità e di rispettare i diritti delle migliaia di famiglie che attendono il loro turno in graduatoria». A far sorgere dubbi in proposito ci sono le cifre della «guerra» alle okkupazioni. Un bilancio in rosso, spiega ancora Marchetti: «Ogni anno, a fronte di oltre 600 segnalazioni di occupazioni e cessioni che il Nip, nonostante i ranghi ridotti, riesce a segnalare, il comune ordina a malapena una settantina di sgomberi. Pure la Regione se ne infischia e non investe nulla, anche se il Nip controlla per suo contro 70mila alloggi dell’Ater. Eppure abbiamo attivato un meccanismo che permette a Campidoglio e Ater di conoscere in tempo reale chi, attraverso le richieste di cambio di domicilio, va a occupare abusivamente un alloggio pubblico. Insomma, si potrebbe intervenire subito impedendo il consolidamento delle occupazioni illegali, riassegnando poi l’appartamento a chi rispetta la graduatoria».
Ma quando arriva notizia delle «okkupazioni», rivela ancora Procopio, dal comune «quelle le ignorano, e ci mandano invece decine e decine di richieste di intervento assurde, come andare a controllare l’utilizzo delle cantine e dei posti auto, come se questi compiti fossero più importanti dell’emergenza abitativa». Quanto basta secondo il Sulpm per chiedere una «ormai improcrastinabile» conferenza dei servizi, «formata da Regione, Comune e polizia municipale - spiega Marchetti - per stabilire priorità, meccanismi, risorse umane e tecnologiche a disposizione dei controlli. Oppure Veltroni e Marrazzo - conclude - si dichiarino sconfitti nella lotta contro occupazioni abusive e illegalità, con buona pace di chi aspetta onestamente in graduatoria che si liberi una casa».
E al sindaco, relativamente alle «requisizioni» proposte dal Prc per affrontare l’emergenza abitativa, si rivolge anche il capogruppo di An in Campidoglio, Sergio Marchi, che chiede che oggi Veltroni «sia presente in aula e voti no all’ordine del giorno promosso da Rifondazione che prevede la possibilità di requisizioni straordinarie della proprietà privata».

Su una questione che «ricorda i metodi del peggiore Stalinismo e che riporta Roma a un clima da anni ’70», incalza Marchi, «il primo cittadino deve fare chiarezza prendendo esempio da Cofferati: l’emergenza casa va risolta nel rispetto della legge».

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