Sulle tracce di Monnalisa O di quel che ne resta

Parte oggi una spedizione che a trovare la tomba, e possibilmente i resti, della «modella» che ispirò Leonardo per la Gioconda. Gli studiosi cercheranno a Firenze, nell’ex convento di Sant’Orsola, dove monna Lisa Gherardini, moglie del mercante Francesco Del Giocondo, divenuta vedova, si ritirò. Morendovi il 15 luglio 1542, a 63 anni. Il team di ricercatori rovisterà in alcune cavità naturali che avrebbero ospitato un sepolcreto ai margini del chiostro. Ma prima che la spedizione parta c’è già chi mette in dubbio che vada a buon fine; secondo gli esperti sentiti da un quotidiano online inglese infatti, i resti di Lisa Gherardini sarebbero stati spazzati via negli anni ’80 durante la ristrutturazione dell’ex convento, che all’epoca era di proprietà demaniale e sembrava destinato a ospitare una caserma. E poi Lisa Gherardini era davvero la Gioconda? Lo era secondo Giorgio Vasari che lo conferma nelle Vite dei grandi artisti del suo tempo. E secondo il professor Giuseppe Pallanti, autore di numerose pubblicazioni su Lisa Gherardini, che commenta: «Documenti da me scoperti mi hanno permesso di rendere vera questa figura». Però altri critici sostengono che la donna sia Caterina Sforza, o addirittura la madre Caterina Buti del Vacca. Speriamo non parta la caccia alle ossa.
Ormai non passa giorno che patologi o esperti di Dna si buttino a dire la loro su questo o quel personaggio storico. Pochi mesi fa è andata bene (pare) all’antropologo Giorgio Gruppioni partito alla caccia delle «ossa perdute» del Caravaggio. Dall’atto di morte di Michelangelo Merisi, ritrovato negli archivi della chiesa di Sant’Erasmo a Porto Ercole, si sa che il suo corpo fu sepolto nel cimitero di San Sebastiano. Quindi con la prova del carbonio e del Dna la «squadra» ha testato le ossa di 200 persone dimostrando quali sono (all’85 per cento) le ossa di Caravaggio, ora esposte al Forte Stella di Porto Ercole. Per un caso risolto sono mille quelli famosi ancora aperti.

A Napoleone e Cartesio ad esempio sono state diagnosticate cento cause si morte. L’ultima su Cartesio, che si pensava fosse morto di polmonite, è l’avvelenamento con un’ostia all’arsenico da parte di un prete cattolico.

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