«La suora? Mente, ho degli alibi»

L’avvocato: «Chiederò che l’inchiesta venga spostata a Salerno per incompatibilità»

Nino Materi

da Cosenza

La domanda che assilla padre Fedele, agli arresti domiciliari nel monastero dell’amore con l’accusa di aver violentato una monaca, è la seguente: «Com’è possibile che le istituzioni che mi accusano oggi - questura e Procura della Repubblica di Cosenza - siano le stesse con le quali collaboro da vent’anni? Sono state proprio loro ad affidarmi la cura di centinaia di casi drammatici che, senza il mio intervento, non avrebbero mai trovato soluzione. Polizia, carabinieri, tutte le forze dell’ordine, comuni, prefetture, ospedali, altri enti e strutture hanno sempre trovato in me un sicuro rifugio per i casi più disperati e disparati. Allora mi chiedo, come facevano - questura e tribunale - a fidarsi di un uomo che adesso considerano capace di aver stuprato una suora? Come facevano a fidarsi di un istituto come l’Oasi francescana che ora descrivono come la sede infernale di ogni nefandezza? Sicuramente ho schiacciato i piedi a qualcuno».
Un «agguato» contro il quale padre Fedele risponderà colpo su colpo, partendo dall’elemento-chiave di ogni strategia difensiva: l’alibi. «Rispetto ai giorni, agli orari e ai luoghi dove la suora sostiene di essere stata violentata, padre Fedele potrebbe essersi trovato altrove. Stiamo facendo ogni sforzo per ricordare i suoi spostamenti precisi e siamo sicuri di dimostrare la nostra estraneità ai fatti contestati», spiega l’avvocato Tommaso Sorrentino che ieri ha finalmente incontrato il suo cliente. «Alla fine uscirò pulito - ha detto padre Fedele -. Sono un uomo e, in quanto tale, sicuramente un peccatore, ma non mi sono mai macchiato delle infamità che qualcuno cerca di buttarmi addosso per ragioni che presto verranno fuori».
Già, ma quali potrebbero essere queste «ragioni»? Sta di fatto che nell’ordinanza di custodia cautelare (che l’avvocato Sorrentino sostiene di aver ricevuto con colpevole ritardo) emergono scenari inquietanti (legati a prostituzione, adozioni di bambini e rilascio di permessi di soggiorno) che renderebbero la già grave ipotesi di stupro nei riguardi della suora ancora più inquietante. A pagina 4 e 5 dell’ordinanza, il Pm scrive testualmente: «Altro aspetto che va preliminarmente affrontato è quello dei passaggi del racconto della religiosa nei quali si fa riferimento a circostanze a dir poco strane: il coinvolgimento nei fatti del giudice ....., le sospette frequentazioni della struttura da parte di un ispettore di polizia dell’ufficio immigrazione della questura di Cosenza, il pagamento di somme ingentissime in segno di gratitudine per i rapporti sessuali avuti. Per quanto attiene all’ispettore di polizia e alle somme versate sui conti correnti dell’Oasi dai due sconosciuti, è bene innanzitutto premettere che fu padre Fedele a riferire tali circostanze alla parte offesa e che la stessa fin dall’inizio le ha ritenute poco credibili. In ogni caso non ha riconosciuto in alcuna fotografia la persona che le fu presentata come il suddetto ispettore». «Ed allora - prosegue il Pm -, una volta ribadito che la parte offesa si è soltanto limitata a riferire quanto le è stato detto, ci si deve interrogare sulle ragioni per cui le furono raccontate simili falsità. E la ragione non può che essere quella illustrata a proposito della presentazione, quale giudice ....., della persona presente in occasione dei fatti: il religioso, cioè, ha utilizzato tutte le armi in suo possesso, compresi gli inganni e le millanterie, per presentarsi agli occhi della suora come una persona che godeva di importanti appoggi e complicità e scoraggiare o depotenziare, in tal modo, le eventuali resistenze e reazioni della religiosa agli abusi perpetrati e da perpetrare».
Quindi, faccenda chiusa? No per l’avvocato Sorrentino che infatti è passato all’attacco: «La suora che ha riferito di essere stata violentata da padre Fedele Bisceglia, ha rivolto la stessa accusa contro un giudice del tribunale per i minorenni di Catanzaro. Sulla base di tale circostanza, ho chiesto alla Procura generale di Catanzaro che l’inchiesta che ha portato all’arresto di padre Fedele venga trasferita alla Procura della Repubblica di Salerno, competente ad istruire i procedimenti penali riguardante i magistrati di Catanzaro».


Intanto la discutibile gestione mediatica del «caso» ha già trasformato padre Fedele in una specie di «Gabibbo con il saio» che ogni sera offre uno show inedito a Striscia la notizia: pezzi di «colore» (come quelli del frate protagonista di ruspanti filmini matrimoniali o ospite, in passato, di importanti trasmissioni Rai e Mediaset), ma anche servizi «seri» come quello in cui una donna romena (che grazie proprio a quella testimonianza ha ottenuto il permesso di soggiorno) ha denunciato di essere stata anch’essa violentata da padre Fedele.

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