Del nuovo consiglio di amministrazione del Sole 24 ore il Giornale ha scritto mercoledì 17 ottobre. Vi sono, però, alcune interessanti notazioni aggiuntive sui nominati. Degli amici di Montezemolo (da Luigi Abete a Matteo Colaninno) si è detto. Gaetano Maccaferri, che pure ha solidi legami bolognesi con Montezemolo, grande imprenditore, rappresenta una storia diversa. Si è scritto della presenza del vicepresidente di Federchimica Paolo Lamberti, scelto al posto del presidente Giorgio Squinzi, restio a partecipare in un organismo cosi influenzato dal presidente in uscita di Confindustria. Paolo Scaroni, poi, ha passato la staffetta all’amico Antonio Favrin. Da non sottovalutare l’uscita di Aldo Bonomi, presidente della decisiva associazione degli industriali bresciani, a lungo nel cda del Sole, ma critico nei tempi recenti della presidenza montezemoliana
Dagospia riferisce di una notizia veramente incredibile. Luca Cordero di Montezemolo vorrebbe portare alla direzione del Sole Maurizio Beretta. La scelta nascerebbe dalle difficoltà di mantenere Beretta direttore generale di viale dell’Astronomia, nonostante Montezemolo chieda a tutti i candidabili alla successione di confermare il suo primo collaboratore al posto dove è. Ferruccio de Bortoli, che invece gode (meritatamente) della stima di tutti, lascerebbe per tornare al Corriere della Sera. Però tra quelli che confermano la voce dagospiesca, c’è chi dà una versione diversa da quella del sito di Roberto D'Agostino: de Bortoli potrebbe tornare alla guida di via Solferino, non perché portato da Montezemolo ma come frutto della sconfitta (peraltro assai difficile) dei geronziani da parte dei bazoliani nell’ampia guerra che si sta combattendo dalle Generali a Telecom Italia fino alla Rizzoli-Corriere della Sera. Alcuni maligni diffusori della voce «Beretta al Sole», fanno notare gli omaggi che il direttore generale di Confindustria sta compiendo verso giornalisti autorevoli nella redazione di via Monte Rosa: vedi per esempio la nomina di Luca Paolazzi alla direzione del Centro studi.
La candidatura di Emma Marcegaglia ha oggi una buona spinta, ha incontrato manifestazioni di simpatia anche dai veneti. Si racconta però di perplessità della vasta area confindustriale non prodiana (e neanche veltroniana): la abile dirigente confindustriale non ha mancato in alcune occasioni di preferire - secondo questi ambienti - una linea di interventismo politico (riforma dei sistemi elettorali e quant’altro) a un indirizzo più rigorosamente sindacale. Peraltro la discussione sul nuovo presidente deve veramente iniziare e la Marcegaglia avrà tutte le occasioni necessarie per spiegare l’asse del suo futuro impegno
Intanto tra le «presidenze» di garanzia che potrebbero spuntare in caso di impasse dei candidati oggi in campo, innanzitutto Marcegaglia e Alberto Bombassei, emerge il nome di Marco Tronchetti Provera. Nonostante le recenti vicissitudini, il leader della Pirelli resta una personalità prestigiosa. Ma, data per scontata l’inimicizia degli ambienti prodiani e di quelli debenedettiani, dovrà godere di un’ampia copertura anche nel mondo della politica e dei media per impedire che le accennate vicissitudini pesino troppo.
Montezemolo ha liquidato l’ennesima approvazione del protocollo sul welfare con parole di meritato disprezzo verso il governo, aggiungendo che «l’accordo è condivisibile» e ricordando che tra i problemi urgenti per l’Italia vi sia la riforma elettorale. Meno entusiasta Bombassei che ha accennato ai pasticci combinati sulle pensioni e ritiene che su questo problema si dovrà tornare presto.
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