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Super Tremonti: "Riuscirò a liberare l’economia"

Il ministro: «Cambieremo due articoli della Costituzione per rimuovere i troppi vincoli che frenano l’Italia». E dalla platea scatta l’ovazione. Poi dice: "Abbiamo il sistema pensionistico più affidabile d'Europa, il resto sono chiacchere"

Super Tremonti: "Riuscirò a liberare l’economia"

nostro inviato a Santa Margherita Ligure (Genova)

«Facciamo un passo indietro. Andiamo all’agosto del 1933, quando Guglielmo Marconi, nelle acque che abbiamo di fronte, lanciò, con successo, dal panfilo Elettra, i suoi primi segnali in onde corte. Bene, se lo facesse adesso Marconi finirebbe sotto processo per la violazione di tutta una serie di norme e procedure che gli impedirebbero, decisamente, di giungere a quella sua scoperta sensazionale. Questo per dirvi che, se non hai i sussidi devi avere almeno la libertà. E siccome dobbiamo dire oggi che è difficile avere i sussidi, dobbiamo anche ammettere che un tasso di libertà economica così basso è inaccettabile».
Super Giulio comincia tra gli applausi il suo lungo, dotto intervento davanti all’attenta platea dei giovani imprenditori di Confindustria riuniti a Santa Margherita Ligure. E, forse per ricambiarli di tale accoglienza, apre loro le braccia sorprendentemente: «La prossima settimana il Consiglio dei ministri potrebbe già mettere a punto e presentare un piano che si occupi non solo della deregulation, ma anche di interventi per la libertà di impresa. Personalmente non sarei troppo preoccupato per i tempi di un simile provvedimento, si può anche fare un primo passo con una legge ordinaria per poi blindarla con una legge costituzionale. In altre parole, io sono convinto che se c’è e ci sarà una vera volontà da parte del Parlamento, una riforma costituzionale può avvenire in tempo reale». E Tremonti spiega così il suo pensiero: «Vedete, per rimuovere l’eccesso di regole e i blocchi che frenano l’Italia bisogna aggiungere un comma all’articolo 41 della Costituzione e cambiare l’articolo 118. Di fatto l’articolo 41 è stato ispirato dalla logica del conflitto di classe ma il mondo, nel frattempo, è cambiato. Tuttavia il nostro piano non punta a revocare quell’articolo, ma ad aggiungere un comma dando enfasi alla libertà d’impresa».
Per quanto riguarda invece l’articolo 118 il tema che il governo vuole affrontare è quello dei poteri che si autobloccano, dice il ministro dell’Economia. «Da noi un consiglio di quartiere blocca un Comune, un Comune blocca la Provincia, la Provincia la Regione, la Regione lo Stato. E i verdi - chiosa, sconsolato, ma ancora una volta tra gli applausi - bloccano tutto. Questa è la situazione che ci troviamo di fronte. Occorre introdurre la responsabilità dell’individuo, l’autocertificazione, la segnalazione di inizio attività, il controllo ex post e il principio di buona fede, per cui tutto è libero tranne quanto è vietato dalle leggi penali ed europee. Questo - credetemi - può essere un passaggio rivoluzionario. Certamente le regole necessarie sono un investimento, quelle inutili un costo e quelle eccessive - aggiunge - sono il costo dei costi». «Considerate - aggiunge Tremonti - che una volta fatta la legge costituzionale si potrebbero riportare al centro del programma le grandi infrastrutture nazionali».
Quindi una delle sue secche, inequivocabili risposte, alla domanda giunta in queste ore anche da Santa Margherita Ligure, da questa assemblea dei giovani industriali, di mettere mano alla riforma delle pensioni: «In base al decreto di luglio del 2009, attualizzato quest’anno - replica il ministro - il nostro sistema pensionistico è da considerarsi il più stabile d’Europa, pari a quello della Finlandia. Dunque, all’invocazione rituale, fate una riforma delle pensioni, l’invito che io faccio è: trovatevi un altro tema di discussione da salotto».
E, in un crescendo di citazioni, che vanno da Platone a Sant’Agostino, Super Giulio fotografa l’Europa con il suo grandangolo: «L’Unione europea ha una moneta unica ma non ancora una governance economica che però è in via di costruzione. La stiamo costruendo, pur nella crisi. È un processo positivo. Bisogna considerare che la crisi in Europa, attraverso vari passaggi che vengono dalla finanza e arrivano alla vita del nostro continente, ci ha reso evidente la criticità di una Europa che produce più debito che ricchezza. Ma, nello stesso tempo, la crisi europea ci ha anche dimostrato e continua a dimostrarci che va ridisegnato il modello pubblico.

Attenzione, precisa il ministro: nessuno vuole cancellare le architetture del welfare, ma proprio per conservarle dobbiamo ridisegnarle».

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