Economia

«La Superbanca venderà le nostre polizze»

Balbinot: «Dal decreto Bersani impatto limitato». Pronta l’integrazione con Toro

Marcello Zacché

da Milano

La fusione Intesa-Sanpaolo, vista da Trieste, ha un solo significato: «Abbiamo la chiara ambizione - ha detto ieri l’amministratore delegato delle Generali, Giovanni Perissinotto - di diventare fornitori di prodotti per il nuovo gruppo e a rafforzare il nostro rapporto con Intesa». Un concetto non nuovo per questa estate, ma tanto più rilevante per la determinazione e la precisione con cui i vertici della compagnia triestina lo hanno ribadito, ieri, a chiare lettere.
L’occasione è stata l’approvazione della semestrale della compagnia, a cominciare dai 1.403 milioni di utile netto (Generali è arrivata a macinare in sei mesi più profitti di quanti non ne facesse tre anni fa in un intero esercizio), in crescita del 23%, con i premi a quota 32,3 miliardi, di cui 13,3 di nuova produzione. I tassi di crescita sono quasi tutti positivi, ma a fronte di un mercato italiano che ha chiuso un semestre con molti numeri in «rosso» (tra cui il -6% nella nuova produzione vita). In Borsa il titolo non è comunque salito (-1% a 28,6 euro), vuoi perché i risultati brillanti erano attesi, vuoi per la debolezza complessiva dell’azionario.
Per questo gli analisti, affrontati dai vertici in conference call, hanno chiesto a Perissinotto di parlare anche di Intesa-Sanpaolo, l’unico potenziale fatto veramente nuovo nelle prospettive delle Generali. Il gioco è noto: la compagnia attraverso Alleanza assicurazioni, è azionista rilevante nel patto di sindacato di Banca Intesa e controlla il 50% di Intesa Vita, la joint venture di bancassicurazione che contribuisce a quasi la metà dei premi vita complessivamente raccolti in Italia dal gruppo triestino.
Mentre Sanpaolo ha appena varato il progetto Eurizon: la costituzione di un polo previdenziale e del risparmio (che comprende anche il ramo assicurativo vita) destinato alla quotazione in Borsa. In questo quadro non è ancora chiaro come potrà essere organizzata l’attività di bancassurance del nuovo gruppo Intesa-Sanpaolo. Mentre è molto chiaro quello che vogliono le Generali: avere in ogni caso il 50% di un unico polo vita comune alle due superbanche. Pronti, per questo, anche a investire. Non a caso Alleanza ha appena cambiato i suoi piani, annunciando la sospensione del piano di distribuzione del capitale in eccesso ai suoi azionisti, per avere un miliardo di euro da tenere «in canna». L’impressione è che il negoziato sarà complesso e che molto dipenderà sia dalla capacità del gruppo torinese di portare Eurizon in Borsa (Isvap e Consob permettendo), sia dai voleri incrociati di tutti gli azionisti coinvolti. Generali (primo potenziale socio privato della Superbanca con il 5%) per la sua parte.
Per il resto i vertici della compagnia hanno ieri confermato la fiducia nell’operazione Toro, che porterà 2 milioni di nuovi clienti nel gruppo. Il via libera Isvap è atteso per fine mese.

E non ci sono timori di ricadute economiche in seguito alla liberalizzazione dei mandati introdotta dal decreto Bersani: per Sergio Balbinot, anch’egli ad del gruppo, «ci aspettiamo solo un impatto limitato».

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