Superenalotto, bocciata Sisal

da Milano

Il consiglio di stato ha accolto il ricorso del bookmaker inglese Stanley international Betting che si era opposto alla proroga della concessione del Superenalotto a Sisal, con un provveddimento, avevano detto gli inglesi, preso in violazione delle norme comunitarie. La decisione ha ribaltato la decisione di primo grado del Tar del Lazio che aveva riconosciuto la legittimità della proroga. Nel 2004 l’amministrazione autonoma dei monopoli di Stato aveva rinnovato la concessione del più remunerativo concorso pronostici nazionale sino al 2012, a vantaggio del precedente concessionario Sisal, escludendo così per altri operatori la possibilità di partecipare alla gara per gestire il gioco. Ora la gara dovrà svolgersi obbligatoriamente. E tra i sicuri partecipanti ci sarà la Stanley International Betting, promotrice del ricorso, che è la principale società operante nel settore delle scommesse sportive del gruppo Stanley Leisure international, attiva in Europa occidentale e orientale, con oltre 500 punti scommesse in Belgio, Croazia, Germania, Italia e Romania. Il grande favorito resta la stessa Sisal, la quale dovrà però affrontare l’incognita di un bando con condizioni e commissioni di gioco che potrebbero essere anche sensibilmente diversi da quelli sin qui goduti. C’è poi una novità legata al recente mega concorso per l’assegnazione di oltre 16.000 punti vendita. A partecipare sono stati i protagonisti del mercato italiano (da Sisal a Lottomatica fino a Snai) ma anche nuovi competitor anglosassoni come William Hill. I termini del bando scadevano il 20 ottobre e i risultati non sono ancora stati resi noti. Ma il concorso potrebbe far nascere o rinforzare alcuni dei potenziali concorrenti alla gara per il Superenealotto.

In una nota Sisal si è dichiarata sorpresa della decisione del Consiglio di Stato: «difenderemo in ogni sede la nostra posizione». Proprio nei giorni scorsi la proprietà della società è cambiata di mano. A vendere sono stati il fondo Clessidra, azionisti privati e i manager. A comprare per circa 900 milioni i fondi Usa Permira e Apax.

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