Venezia - Thomas Peretti, 37 anni, di San Donà di Piave (Venezia), disoccupato, 4 figli da mantenere, si sente come Lino Banfi. No, non come il pacioso Libero di «Un medico in famiglia», ma come il Lino di «Al bar dello sport», quello che azzecca il 2 fisso in Juve-Catania, centra un 13 da favola e poi perde il bottino al casinò. Ecco, Peretti i suoi 37 milioni di euro non li avrebbe certo buttati al casinò se solo il tabaccaio a cui aveva presentato la schedina del Superenalotto fosse stato così gentile da giocarla. Siccome così non è stato, ora che ha perso il posto di lavoro e quei dannati 37 milioni di euro gli farebbero tremendamente comodo, ha pensato bene, consigliato dall’avvocato Luca Pavanetto, di fare causa al tabaccaio.
Già, 37 milioni di euro. Altro che 2 fisso per Juve-Catania (peraltro anche quello verificatosi in questo campionato): il jackpot in ballo per il concorso del 18 novembre 2008, quello della schedina mancata, era proprio invitante. Una cifra che ti cambia la vita. Peretti è uno metodico, di quelli che si segnano i numeri sulla base di eventi familiari, tipo la data di nascita dei figli, anniversari, roba così. Ha in mente un sistema di 14 numeri, che gioca tutte le settimane: stessi numeri, senza modifiche, prima o dopo, pensa, usciranno.
Il giorno prima del disastro entra dal solito tabaccaio di fiducia. «Eccoci qua, vedi mai che la fortuna non si decida di farmi un sorriso». Sono le cinque del pomeriggio e la macchinetta che dovrebbe togliere la benda alla dea è inceppata. Manca la linea, come dicono. Vabbè, che problema c’è. «Ecco i 7 euro, me la giochi quando il sistema riparte».
Il tabaccaio è una persona seria. Non fa errori perché con la fortuna non si può mica scherzare. Mette da parte la schedina e scrive un appunto: «Thomas ha pagato, se non giocata chiamare al 336...». Peretti se ne va, convinto di aver rispettato l’appuntamento con la sorte. Ma qualche minuto dopo le 19,30, ora di chiusura delle giocate, il cellulare squilla. È l’amico tabaccaio: «Mi dispiace, il sistema non è ripartito. Passa domani a riprenderti i 7 euro».
Niente dolo, dunque. Però se ’sto cavolo di sistema non ha permesso al tabaccaio di giocare la schedina, qualcuno dovrà pur rispondere, o no? Per tornare a quei tragici momenti, il buon Peretti il giorno dopo è tornato a ritirare i soldini e, per curiosità, ha dato un occhio ai numeri usciti: 3, 4, 7, 44, 52, 89. Cavolo, i numeri giusti, quelli che stava aspettando da mesi. Peccato che in mano si sia trovato solo la schedina non giocata e 7 fottutissimi euro. Già, 7 e non i 37 milioni che venivano rimessi in palio per il concorso successivo, visto che nessuno era stato così bravo ad azzeccarli. Tranne il fuori concorso Thomas, ovvio.
All’epoca il suo posto da operaio metalmeccanico era ritenuto sicuro e, per un po’, Peretti ha sopportato l’insonnia da ricchezza gettata. Poi se n’è andato anche il lavoro e l’avv. Pavanetto gli ha consigliato di fare causa. Secondo il legale si può configurare la fattispecie di un contratto di mandato non rispettato. «E per questo chiediamo una sentenza esemplare».
Il tabaccaio ha una versione diversa e, se necessario, la esporrà durante il procedimento. «Valutiamo anche altre iniziative», ha aggiunto l’avvocato Alessio Vianello che lo difende.
Per il povero Peretti, al di là del ricorso, al
di là della ricerca di un colpevole, o meglio, di un riconoscimento possibilmente non simbolico, resta l’ossessione di aver perso l’occasione della vita. Difficile pensare che un giudice sia in grado di restituirgliela.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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