Cara, carissima Lake Louise, con le sue bufere, con la sua neve croccante e le sue curve dolci che esaltano gli sciatori sensibili, come Peter Fill una settimana fa, come Nadia Fanchini ieri sera, in un superG che fino all'ultimo è stato in dubbio. Ha vinto Nadia, per la prima volta in coppa del mondo proprio com'era successo a Peter in discesa otto giorni fa. Come per magia la stagione azzurra, iniziata con qualche patema perché i più attesi Moelgg e Karbon avevano raccolto meno del previsto, prende la strada giusta. Con due giovani per di più: Fill ha già 26 anni ma nello sci di oggi che esalta gli ultratrentenni è nel fiore della carriera; Nadia di anni ne ha 22, davvero pochi per una discesista, tanto più considerando che delle ultime tre stagioni lei ne ha fatte al 100% solo mezza, per problemi fisici di vario genere.
Un anno fa, ad esempio, Nadia in questo periodo era a casa, disperata e depressa, il Coni le aveva negato l'idoneità medica per strane anomalie cardiache e lei non poteva allenarsi, ne avrebbe avuto invece tanto bisogno, perché era reduce da un'operazione ai legamenti del ginocchio destro, effettuata il 20 marzo del 2007.
Il via vai dagli ospedali alle piste è scritto nel destino delle sorelle Fanchini, ora a casa a curarsi c'è Elena, nata un anno prima di Nadia, andata ko a fine ottobre durante un allenamento di superG in Austria: per lei frattura del piatto tibiale, operazione (l'ennesima) e gare da guardare in televisione. Venerdì sera, dopo il secondo posto di Nadia in discesa, Elena aveva pianto, per la commozione ma anche per la rabbia di non poter essere in Canada a festeggiare e magari a provare a batterla, lei che nel novembre del 2005 era riuscita a vincerla quella discesa.
Nadia ha voluto emularla, il secondo posto non le bastava. Pur rispettando come tutte la superiorità evidente di Lindsey Vonn, ieri si è buttata senza paura e senza remore, per lei un ottimo numero 5 sul petto, ideale in una giornata di bufera che impediva di vedere bene le tracce sul terreno (è chiaro che più atleti passano e più le tracce si scavano, creando problemi sotto gli sci, facendoli sbattere). Morbida sulla neve come solo lei sa essere, leggera sulle lamine ma allo stesso tempo precisa come un compasso, Nadia ha disegnato linee perfette da cima a fondo e dopo il suo arrivo si è capito subito che il suo tempo sarebbe stato difficile da migliorare. Anche perché Nadia non aveva commesso errori, impresa quasi impossibile in certe condizioni e a certe velocità (ieri punte di 110 km/h, nella nebbia…!).
Infatti… una dopo l'altra le rivali più pericolose sono finite dietro, alcune senza nemmeno provare a impensierire la piccola Nadia che stava serena nell'angolo del leader, non osando esultare troppo. La Vonn, ad esempio, ha subito fatto capire di non avere ai piedi sci velocissimi, come sempre indispensabili per vincere a Lake Louise (a proposito: complimenti a Mauro Sbardellotto, skiman delle Fanchini, uno che alle vittorie è abituato visto che preparava gli sci a Deborah Compagnoni…). L'americana ha sciato bene, ma non aggressiva come al solito, forse anche lei aveva capito che non era giornata… ed è finita sesta.
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