Antonello Norscia
da Trani (Bari)
Un'operazione di polizia tributaria senza precedenti che colpisce al cuore la Migro Cash and Carry, una delle catene leader nel settore della grande distribuzione, sia alimentare che no food.
Pesanti accuse e manette per alcuni dirigenti del colosso pugliese, con centro direzionale a Molfetta, nel barese, arrestati ieri dal Nucleo regionale di Polizia tributaria della Guardia di finanza di Bari al culmine di una delle più imponenti inchieste sui reati fiscali che ha soverchiato un ingente e collaudato meccanismo di evasione basato su false vendite negli stati comunitari. Perciò sono stati arrestati gli amministratori Oronzo Antonio Maria Amato, 47 anni, Marco Amato, 29 e la 38enne Rita Scibilia.
Oltre loro l'ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip del tribunale di Trani Roberto Oliveri del Castillo, colpisce (tra carcere e domiciliari) altre 45 persone, compresi personaggi arrestati in passato per traffico di stupefacenti e contrabbando.
Tra il 2000 ed il 2004 la Ingross Levante spa di Molfetta, società che gestisce il marchio Migro con 11 centri di distribuzione in tutt'Italia, avrebbe venduto beni per oltre 170 milioni di euro evadendo l'iva.
Secondo l'accusa mossa dal pubblico ministero tranese Giuseppe Maralfa, tutto ruotava intorno ad imprese fantasma che avevano sede in nazioni della Comunità Europea, consentendo così la fatturazione della merce senza addebito d'Iva: a norma di legge, infatti, l'imposta va versata dall'acquirente nel paese di destinazione dei prodotti.
Le indagini hanno accertato che tra il 2000 ed il 2004 la Migro ha venduto beni all'estero per decine di milioni di euro al mese. Ma si sarebbe trattato di operazioni fittizie, perché, in realtà, la merce veniva smerciata in Campania e in Salento e di qui ad una serie di esercizi grazie ad operazioni a nero che abbattevano i costi.
«Un vero e proprio settore parallelo che ha falsato il mercato a danni di altri operatori commerciali in regola» ha evidenziato il procuratore aggiunto di Trani Pasquale Drago. Secondo i finanzieri, le illecite operazioni commerciali hanno consentito un'evasione d'imposta superiore a 50 milioni di euro grazie all'emissione di fatture false.
Ben 265 le persone (amministratori di società, professionisti, vettori, autisti) iscritte nel registro degli indagati della Procura di Trani con l'accusa di associazione per delinquere aggravata; 38 le imprese comunitarie fantasma, di cui 18 in Grecia (la prima fu individuata a Patrasso, di qui il nome dell'operazione), 11 in Spagna, 5 in Germania, e uno, rispettivamente, in Francia, Austria, Inghilterra e Portogallo.
Uno dei cervelli dell'organizzazione sarebbe stato il 36enne napoletano Vincenzo Della Torre. Ammonterebbero ad oltre 230 milioni di euro gli importi delle fatture false sinora accertate dalle Fiamme gialle, per un indotto economico completamente sommerso stimato in non meno di un miliardo di euro.
Più di cento le imprese nazionali di trasporti interessate (di cui almeno la metà evasori totali perché completamente sconosciute al fisco) nonché altri grandi imprese italiane operanti, come la Migro, nella distribuzione all'ingrosso di prodotti food e no food.
Perciò per tutta la giornata di ieri si sono susseguite perquisizioni nelle sedi dell'Alvi Spa di Salerno (già titolare del marchio Sidis fino ai primi anni '90), dell'EuroCedi srl Cash & Carry di Bitonto (fornitore della catena di supermercati Seimio) e della Tesse Cash srl di Modugno, entrambi centri del barese.
La documentazione rinvenuta potrebbe aprire nuovi importanti scenari per un'operazione che ha visto impegnati oltre 800 finanzieri in tutt'Italia.
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