Supplica a Sgarbi, mio convivente

Fa una certa impressione parlare al pubbli­co in una sala dedicata a te. Ti sembra una seduta spiritica in tua memoria e tu che parli dall’oltretomba

Supplica a Sgarbi, mio convivente

Fa una certa impressione parlare al pubbli­co in una sala dedicata a te. Ti sembra una seduta spiritica in tua memoria e tu che parli dall’oltretomba. Soprattutto quando pri­ma di te hanno parlato cardinali e arcivescovi, come se fossero esequie solenni.

Mi è capitato giorni fa in un nuovo hotel vici­no all’aeroporto di Bari. Capirete l’imbarazzo, nemmeno Dante e Leonardo hanno mai parla­to in sale dedicate a loro... Cresce poi l’imba­razzo se la sala è cointestata a Vittorio Sgarbi. Coabitare con Sgarbi è impossibile. La sala Sgarbi-Veneziani allude a un matri­monio orribile per entrambi e per il pubblico. Lo dico,pur grato,a chi ha avuto l’idea diunir­ci, l’estroso Vito Vasile.

Colgo l’occasione per chiedere alla Sovrin­tendenza alle belle arti di mettere il vincolo a Sgarbi perché non fondi più partiti, non si can­didi più sindaco, non faccia più l’assessore, il sottosegretario o incarichi vari. Lo faccio per salvaguardare lui, innanzitutto, e poi il Paese. Sgarbi è incompatibile con la politica, non può fondare partiti liberal, della bellezza, del­la rivoluzione.

In Sicilia, poi, le sue candidatu­re eccitano mafiosi e professionisti dell’anti­mafia.

Sgarbi è un bene sfuso, un proiettile vagan­te, un talento liquido da non imbottigliare in confezione politica.

Sgarbi vive nello Sgarbi­stan, di cui è sovrano assoluto e unico suddito (incazzato). Non è un politico, al più un politti­co, anche se è un precursore del partito perso­nale antigiudici e filognocca.

Lasciatelo libero di vivere nel suo autoritrat­to, tra l'insulto e la grazia.

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