Lo sviluppo ripartirà da otto grandi opere: ecco le misure che ridaranno slancio al Paese

Una cura a base di infrastrutture, da realizzare con sostegno dei privati e incoraggiare con il turbo delle agevolazioni fiscali e delle semplificazioni. In lista la Orte-Mestre, la Pedemontana e la Catania-Ragusa. La formula scelta è un rafforzamento del project financing

Lo sviluppo ripartirà da otto grandi opere: 
ecco le misure che ridaranno slancio al Paese

Roma - Una cura a base di infrastrutture, da realizzare con sostegno dei privati e incoraggiare con il turbo delle agevolazioni fiscali e delle semplificazioni. Il piano per lo sviluppo prende forma nonostante gli attriti nella maggioranza. Una delle chiavi sarà proprio quella delle infrastrutture.
Il dossier è al ministero guidato da Altero Matteoli, ma anche all’Economia visto che il piano su cui il governo sta lavorando prevede l’azzeramento delle imposte (Irap e Ires) per i privati che si impegnino nella realizzazione delle opere in collaborazione con il pubblico. E l’impatto sulle finanze è materia di Giulio Tremonti. La formula scelta dal governo è un rafforzamento del project financing, cioè della collaborazione pubblico-privato. L’intento è rendere più facile la vita alle imprese impegnate nelle otto opere che è già previsto vengano realizzate così (tra queste il raddoppio della Pontina, la Orte-Mestre, la Catania-Ragusa, la Pedemontana piemontese). Ma soprattutto, fare in modo che altri privati entrino nei progetti futuri che, nei piani del governo, dovranno essere ancora più numerosi. Defiscalizzazione non solo per le grandi opere, ma anche per quelle minori, che possano fare da volano per le economie locali.
Poi c’è la semplificazione, tema caro alle associazioni delle imprese, compresa Confindustria, con le quali i contatti non si sono mai interrotti in questi giorni. Domani è previsto un incontro al ministero dell’Economia per mettere a punto il pacchetto di proposte, che però potrebbe non essere pronto per questa settimana.
Il prossimo Cdm ancora non è stato fissato. Si è parlato di giovedì o venerdì, ma non è detto che il piano per lo sviluppo sia già pronto. I capitoli individuati dal governo sono molti. Si va dalle liberalizzazioni alle privatizzazioni. Difficile riguardino le partecipazioni dello Stato nelle aziende perché c’è il rischio di vendere a prezzi troppo bassi. Avanti tutta sulla dismissione degli immobili pubblici.
Giovedì ci sarà il seminario voluto da Tremonti con banche, compagnie di assicurazione, fondi di investimento, fondi sovrani e fondi immobiliari, italiani e internazionali. È l’inizio di una nuova stagione di cessioni del mattone di Stato, con modalità diverse. L’obiettivo è la riduzione del debito. Nella maggioranza continuano le pressioni di chi vorrebbe arrivare a un debito a quota 100% del Pil.

Uno sforzo enorme, tanto che tra le misure in grado di portare nuove risorse è sputata anche la patrimoniale. Ipotesi che il premier Silvio Berlusconi non vuole percorrere. Più facile passi un intervento strutturale per superare le pensioni di anzianità.

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