Roberto Zanitti
da Udine
Nel nome del padre, un bel contrattone sino al 2010. Dopo essersi presi per i capelli, Vincenzo Iaquinta e l'Udinese fumano attorno al fuoco il calumet della pace. Sbattuto fuori squadra alla vigilia del match con la Juventus per essersi rifiutato di rinnovare l'accordo originario, in scadenza nel 2007 («Iaquinta non si riconosce nel progetto Udinese», annunciò piccato il dg Leonardi), il primo triplettista stagionale di Champions League è pronto a tornare in campo già stasera, nell'anticipo del Friuli contro la Lazio: giocatore e club hanno così saggiamente individuato un punto d'incontro e individuato una via d'uscita per un caso entrato addirittura a far parte dell'ordine del giorno del prossimo Consiglio federale, pronto ad adottare provvedimenti nei confronti dell'attaccante azzurro. Il timore di perdere una nazionale da poco acciuffata, magari pure il treno per i prossimi Mondiali di Germania e l'ultima striscia di sconfitte della formazione di Cosmi hanno poi formato un ulteriore mucchietto di motivazioni sufficienti per agitare acque in apparenza stagnanti («Non ci saranno appuntamenti per discutere il rinnovo e tantomeno un adeguamento dello stipendio», aggiunse ancora legna Leonardi nei giorni di massima tensione). Ed è stato proprio il combattivo padre di Iaquinta, Giuseppe, delegittimando di fatto (momentaneamente?) il procuratore Sergio Berti, a riallacciare i contatti con l'Udinese e raggiungere a tempo di record la lievitazione del contratto - 1,2 milioni netti lanno e privo di clausole rescissorie - sino al 30 giugno 2010.
«Sono felice che tutto si sia risolto - ha detto Iaquinta, ritrovando la favella dopo 10 giorni di mutismo - perché quello che è successo non ha giovato a nessuno: né alla società, né al sottoscritto. Ma adesso è ora di finirla con le polemiche e di pensare alla gara con la Lazio». E sulle dure critiche dei giorni scorsi da parte di patron Pozzo ha preferito sorvolare: «Qualche parola infelice può essergli scappata, ma ci siamo già chiariti. Adesso guardiamo avanti». Anche perché la sua vera preoccupazione adesso è la piazza che si è schierata decisamente con il club: «Spero che i tifosi capiscano e che non ci sia nessun genere di contestazione: il momento è delicato, c'è bisogno di tutti»; quanto alle prospettive azzurre come vero motore di questa intesa di nuovo trovata: «Il Mondiale è naturalmente un obiettivo, ma anche la Champions, visto com'era cominciata (tre sberle al Panathinaikos, ndr), è uno stimolo notevole per rimanere all'Udinese. Non potete immaginare quanto abbia sofferto l'altra sera, da casa, guardando i miei compagni al Camp Nou...».
«Sulla vicenda sono state dette e scritte tante cose inesatte - porta il proprio contributo il dg bianconero Pietro Leonardi - anche perché sentir addirittura parlare di mobbing e diritto del lavoro mi è sembrato sinceramente un po troppo. Non eravamo la società modello? Evidentemente cominciamo a dare fastidio a qualcuno. Altrimenti non riesco a spiegarmi questa sovraesposizione mediatica del caso. Ecco, noi vorremmo ritornare quelli di dieci giorni fa».
Certo che, sulla repentina soluzione della faccenda, qualche sospetto rimane: quello, ad esempio, della striscia di sconfitte e della conseguente, insostituibilità di Iaquinta... «Lo sapete che nel calcio, come nella vita, le controprove non esistono. E che le fortune di una squadra non sono legate ad un solo elemento, per bravo che sia. Ma io dico che con la Juve e a Firenze si è perso in situazioni abbastanza particolari... A Barcellona, poi, nonostante il risultato e l'inferiorità numerica, la squadra ha dimostrato una notevole compattezza». Come dire che dora in poi saranno solo baci e abbracci. «Direi di sì. Vincenzo ha seguito i vari Pinzi, De Sanctis, Di Natale, i quali avevano già dato tangibile dimostrazione di credere nel nostro progetto. Che poi il nuovo contratto di Iaquinta non contempli clausole rescissorie e, anzi, porti con sé alcuni incentivi, la dice lunga sulla serenità ritrovata».
Non va comunque esclusa la possibilità che, a fine campionato, Vincenzo possa cambiare casacca. «L'Udinese - conclude Leonardi - non ha mai trattenuto controvoglia i propri tesserati. Anzi, li ha valorizzati, permettendo a più di qualcuno una crescita professionale ed economica.
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