Svolta nei Paesi Baschi: sconfitti i nazionalisti

In Galizia il Pp riconquista il feudo perso nel 2005, mentre per la prima volta i partiti nazionalisti baschi non sommano la maggioranza assoluta nel parlamento regionale

Svolta nei Paesi Baschi: 
sconfitti i nazionalisti

Madrid - Notte di cambiamenti politici nella Spagna del premier socialista Josè Luis Zapatero, grazie alle elezioni regionali tenutesi ieri in Galizia e nei Paesi Baschi. In Galizia l’opposizione di centrodestra del Partido popular (Pp) ha riconquistato un "feudo" regionale perso nel 2005, mentre per la prima volta nella storia della Spagna democratica, i partiti nazionalisti baschi presi tutti insieme non sommano la maggioranza assoluta nel parlamento regionale dei Paesi Baschi.

Il Partido popular conquista la Galizia Il Pp ha ottenuto in Galizia 39 seggi su 75, imponendosi sul Psoe (24 seggi) e sui nazionalisti galiziani del Bloque Nacionalista Gallego (Bng, 12 seggi): si tratta di un’importante vittoria per i popolari, sconvolti nell’ultimo mese da scandali di spionaggio interno e inchieste giudiziarie, al punto che il test politico in Galizia era considerato chiave per la leadership di Mariano Rajoy. Rajoy, commentando i risultati, si è congratulato con il suo candidato in Galizia, Alberto Nunez Feijoo, che guiderà il governo della Xunta galiziana; e sui Paesi Baschi ha affermato che il Pp scommette sul "cambiamento", almeno "nel modo di governare", perché "hanno sempre governato gli stessi". Rajoy si riferisce ai nazionalisti di centrodestra del Partido Nacionalista Vasco (Pnv), che governano da 30 anni la regione basca, e il cui "governatore" Juan José Ibarretxe negli ultimi anni aveva assunto accenti sempre più indipendentisti, proponendo un referendum per l’autodeterminazione bocciato dal Tribunale costituzionale di Madrid.

Il voto nei Paesi Baschi Il Pnv di Ibarretxe ha ottenuto 30 seggi nei Paesi Baschi rispetto ai 22 del 2005, ed è il partito più votato: ma non potrà allearsi con le altre formazioni nazionaliste e indipendentiste minori perchè non arriverebbe alla maggioranza assoluta. Gli indipendentisti radicali non violenti di Aralar (nati da una scissione di Batasuna, messa fuori legge perché braccio politico dell’Eta), hanno ottenuto 4 seggi, gli indipendentisti di Eusko Alkartasuna (Ea) 2 e i comunisti di Euskal Batua (Eb) un seggio. I socialisti, che nel 2005 avevano ottenuto solo 18 seggi, questa volta avevano puntato sulla candidatura a governatore regionale ("lehendakari", in basco) del loro leader Patxi Lopez, per sostituire Juan Josè Ibarretxe del Pnv. Lopez, parlando dopo la fine dello scrutinio, ha affermato di sentirsi "legittimato a guidare il cambiamento" e di voler cercare gli "appoggi necessari" per diventare governatore. Anche Ibarretxe però ha manifestato la sua intenzione di restare in sella, e quindi si prospettano giorni di complessi negoziati per formare il governo regionale: "Guideremo (i Paesi Baschi, ndr), con gli altri, ma guideremo", ha detto il "governatore" Ibarretxe, sottolineando che spetterà al suo partito cominciare i negoziati per la formazione dell’esecutivo. Insieme al Partido popular (Pp), sceso da 15 a 13 seggi, e al piccolo partito ultracentralista UPyD, i socialisti avrebbero teoricamente una maggioranza assoluta, ma gli osservatori ritengono poco probabile un governo di questo tipo, cioè senza nessun partito nazionalista, nei Paesi Baschi. Fra l’altro, comporterebbe un’alleanza Psoe-Pp di difficile realizzazione per i suoi riflessi in chiave nazionale.

Sul voto nei Paesi Baschi ha pesato anche l’interdizione da parte della magistratura spagnola delle liste della sinistra indipendentista estrema ("abertzale", in lingua basca), considerate vicolate ai terroristi dell’Eta. L’Eta venerdì aveva lanciato un appello al voto nullo: con i dati dell’88% dei voti scrutinati, i voti nulli sono stati oltre 88.500, pari a quasi il 10%.

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