Si accende la luce della speranza negli occhi dei bambini affetti da talassemia, una malattia genetica caratterizzata da un difetto nella sintesi di emoglobina, la proteina atta al trasporto di ossigeno alle diverse cellule del corpo. I globuli rossi più piccoli non saranno più fonte di emarginazione per i coraggiosi pazienti e le costanti trasfusioni saranno solo lanticamera di un sogno: continuare a vivere. A regalarlo, il centro trapianti di midollo osseo, gestito dalla Fondazione Ime - istituto mediterraneo di ematologia -, presso il policlinico romano Tor Vergata. Un matrimonio clinico-scientifico, iniziato cinque anni fa, che va a gonfie vele.
Lo confermano i numeri dei trapianti di midollo osseo eseguiti con successo, tra il 2003 e il 2008: ben 140. Cifre che indicano il trapianto come unica arma terapeutica per sconfiggere e guarire dalla talassemia. Quasi si scorda la gravità della patologia ereditaria quando si entra nel reparto, dove nelle pareti delle stanze dei medici spiccano le foto dei piccoli trapiantati. Che sorridono e lasciano ai loro dottori delle dediche in cui li ringraziano per aver salvato loro la vita. È questo è il regalo più bello secondo Pietro Sodani, ematologo, che spiega come il centro romano sia una vero e proprio polo di eccellenza per la talassemia, a livello nazionale e internazionale: «Abbiamo messo a punto la tecnica del trapianto incompatibile. Infatti, mentre in passato si era soliti effettuare trapianti solo grazie a donatori compatibili, la nostra equipe, guidata da Guido Lucarelli, ha progettato una nuova strategia di trapianti, che ha consentito di superare la barriera dell incompatibilità. Aumentando, al tempo stesso, la capacità tollerogenica da un punto di vista immunologico nel paziente trapiantato.
Rappresenta, pertanto, unautentica realtà clinica che ha consentito di effettuare il trapianto a tutti i pazienti che ne hanno indicazione indipendentemente dalla compatibilità o dalla disponibilità nella banca dei donatori. Con questa metodologia abbiamo praticato ben 22 trapianti, con 19 madri come donatrici incompatibili e tre fratelli donatori, in pazienti di età inferiore ai diciassette anni. Infine, il 90 per cento dei pazienti trapiantati con donatori incompatibili è sopravvissuto, di cui il 62 per cento è guarito dalla patologia». Uneccellenza scientifica che necessita di sostegno, come spiega il presidente dellIME, Mario Marrazziti: «Roma è vista da tutte le parti del mondo come il fiore allocchiello nella cura della talassemia.
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