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Tanta gioventù e un attacco con due vere stelle

La Spagna ha tutto per farci la festa. E sarebbe anche ora, dopo quasi un secolo di rincorsa fallita (88 anni a leggere l’almanacco). Perciò han fatto ricorso agli esorcismi con una pagina che gira sul web e che preannuncia la sconfitta per 2 a 1. Di recente, la Spagna non ha mai vinto un torneo ufficiale: in materia risulta in ritardo clamoroso, l’ultimo trionfo, ai tempi di Luis Suarez, è datato 48 anni fa. C’è anche la legge dei grandi numeri che soffia sulle vele della seleccion, stasera incoraggiata dalla presenza in tribuna d’onore di re Juan Carlos. Dalla sua l’ultima Spagna di Aragones, Ct a fine mandato senza risultare però meno padrone dello spogliatoio, ha la meglio gioventù, Fabregas e David Villa, Fernando Torres e Sergio Ramos, vitamine per ciascun reparto. Dall’età si è lasciata contagiare moltiplicando l’entusiasmo tipico di una squadra ambiziosa fino a marcare una superiorità netta e plastica durante le prime tre sfide dell’europeo. La loro dote migliore è il palleggio, la padronanza del gioco e del campo che consentono a David Villa e Fernando Torres, le due frecce, di posizionarsi con meticolosa precisione tra le linee difensive rivali per poi partire verso il blitz decisivo.

Si lasciano rimontare (libertà concessa a Russia e Svezia) per eccesso di confidenza difensiva, ma sono capaci poi di riprendere in pugno il governo della sfida fidando nell’abilità dei propri attaccanti.

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