Paola Setti
C’era un gioco che divertiva molto un vecchio inviato di un grande giornale. Ai politici faceva un paio di domande sensate e ne registrava la risposta. Alla fine ne aggiungeva una: «E allora?». Quelli seri rispondevano: «Allora che?». Quelli che stavano parlando a vanvera invece continuavano. È andata un po’ così. Ieri il Giornale ha pubblicato un articolo sulla guerra di potere al vertice del consiglio regionale: il direttore del Dipartimento, Giuseppe Casano, che vorrebbe ridimensionare il ruolo dell’ufficio Legislativo a favore dell’ufficio Commissioni, come da organizzazione alla Camera, contro il segretario generale Giuseppe Petrocelli, che invece non ne vuol sentir parlare. In mezzo un Mino Ronzitti presidente dell’assemblea che non solo «resta in disparte», come ha scritto il Giornale, ma fa «Ponzio Pilato», come ancora ieri ha ribadito un lungo elenco di consiglieri regionali. La notizia nessuno l’ha smentita. Lo scontro c’è e si vede. Ma tutti hanno continuato a parlare a vanvera, appunto. È accaduto che i componenti tutti dell’ufficio di presidenza, e cioè i vicepresidenti Rosario Monteleone (Margherita) e Franco Orsi (Forza Italia) e i segretari Patrizia Muratore (Italia dei valori) e Franco Rocca (Per la Liguria), abbiano vergato un indignato quanto trasversale comunicato ritenendo «false, oltre che offensive, le illazioni e i contenuti dell’articolo» e condannando «i resoconti di una mente fantasiosa fatti alla cronista». Nessuna polemica e nessun Ufficio di presidenza infuocato, precisano. Tantomeno un Ronzitti «in disparte». perché se mai, in disparte ci sono tutti, visto che, precisa il comunicato, le decisioni è l’intero ufficio a prenderle, mica solo Ronzitti. Ecco. Quanto al quid della questione, meglio non parlarne. Anche perché alla domanda se ci sia o non ci sia il benedetto scontro al vertice, la risposta assume varie formulazioni e sfumature, ma resta sì.
Idem come sopra ma un po’ peggio, si veda la succitata regola dell’«allora», ha fatto il resto dell’assemblea. Il Giornale riportava di come negli uffici di Rifondazione campeggiassero diversi post it, quelli «Io voglio» della campagna per le primarie di Fausto Bertinotti, contro Ronzitti. Bene. I consiglieri regionali in massa hanno deciso di esprimere la propria solidarietà al presidente difendendone «la serietà, il rigore, l’impegno e l’imparzialità». Solo che i post it di Rifondazione non li hanno menzionati, limitandosi a prendersela con il Giornale. Devono essersi distratti, del resto il comunicato pare scritto di fretta visto l’orrore grammaticale: «I sottoscritti esprimiamo la nostra solidarietà». Certo però, la fretta non ha impedito alla di presidenza di inviare il testo anche alla nostra redazione milanese con preghiera di pubblicazione, si sa mai che quella ligure faccia orecchie da mercante devono essersi detti. Di fatto, quando ieri abbiamo chiesto il perché di un simile atteggiamento, in molti hanno risposto così: «Ho firmato senza sapere cosa firmavo», «Pensavo di firmare contro Rifondazione», «Me l’hanno chiesto», «Mi sono aggregato» e via così. Ventisei firme, conta la gara di solidarietà a Ronzitti, centrdestra e centrosinistra incredibilmente concordi. Mancano all’appello gli assessori e il presidente Claudio Burlando, forse non li hanno chiamati. E poi il leghista Francesco Bruzzone, che non c’era ma certo, dicono i suoi, «non avrebbe mai firmato», e due esponenti di Rifondazione, Giacomo Conti e Marco Nesci (il loro collega Lorenzo Castè invece ha firmato ma questa è un’altra storia). Pare che Ronzitti li abbia convocati uno alla volta, Conti e Nesci, e che lì, al decimo piano, abbiano passato un brutto quarto d’ora.
Lungi dallo scoraggiarsi, Conti ha scritto un comunicato tutto suo, ironizzando sulla gara di solidarietà dei colleghi e segnalando come altri post it fossero stati affissi, «oltre a quelli riportati dal Giornale, scritti da frequentatori abitudinari o occasionali» del Prc in Regione: «Voglio Preziosi presidente della Juventus». «Voglio Materazzi presidente del consiglio». «Voglio Lussana direttore della Rai regionale». Trattasi, spiega, «di un mix di desiderata, molti dei quali politici, altri di “cazzeggio” . Che vanno giudicati nel contesto in cui sono stati creati. Pensieri scritti sul momento, spontanei. Prenderli singolarmente cambiano significato e possono essere ritenuti offensivi. Per questo non capiamo l’affanno dei nostri colleghi a fare a gara a chi per prima manifesta solidarietà al presidente del consiglio regionale. Non c’è solidarietà da manifestare perché non c’è motivo. Come non vogliamo che Preziosi vada alla Juventus (possiamo magari discutere sull’opportunità che rimanga al Genoa) così non vogliamo che Materazzi scenda in politica.
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