Cronache

Il Tar lo boccia, ma il «mostro» non si ferma

Francesco Gambaro

Pensavano di aver vinto la loro prima battaglia nella guerra contro il «mostro di cemento» che tra un paio d’anni potrebbe oscurare completamente la vista di Forte San Martino ai residenti. E invece, sebbene il Tar abbia dato loro ragione, gli abitanti di via Sacchi dovranno sudare ancora per scongiurare la costruzione di due palazzine di sette e cinque piani destinate alle Fiamme Gialle.
I fatti: il primo giugno scorso il Tar ha accolto la domanda di sospensione cautelare presentata dai legali dei cittadini riuniti in comitato, per ottenere l’annullamento del verbale del Comipa (comitato misto paritetico Regione Liguria), che un anno fa approvò il progetto per la realizzazione di 32 alloggi riservati alle famiglie della Guardia di finanza. Tutto bene, quindi? Niente affatto, perché nel cantiere si continua a lavorare alacremente e gli abitanti di via Sacchi e dintorni sentono puzza di bruciato. Così hanno chiesto lumi al Provveditorato interreggionale Lombardia - Liguria del ministero delle Infrastrutture, la cui replica è stata messa in calce a una lettera inviata alle parti interessate.
In sintesi: il provveditore Walter Lupi «prende atto dell’ordinanza che accoglie la domanda incidentale di sospensione proposta dai ricorrenti, ma comunica che questo istituto si trova nella necessità di proseguire temporaneamente i lavori per realizzare le opere utili e indispensabili alla messa in sicurezza degli scavi effettuati». Curiosamente, tali opere coincidono con quelle che sarebbero state «propedeutiche all’esecuzione delle fondazioni» dell’edificio da costruire.
In ogni caso il ministero assicura che non appena saranno messi in sicurezza il cantiere e le opere di scavo «sarà dato puntuale adempimento all’ordinanza». Il tutto entro agosto. «Noi restiamo alla finestra - spiega Elpidio Harasin, portavoce del comitato - ma notiamo con rammarico che, nonostante il Tar ci abbia dato ragione, qui si continua a lavorare». Ad aggiungere sale sulle ferite ci pensano Regione e Comune, «che non si stanno muovendo per individuare un sito alternativo per gli appartamenti destinati alla Guardia di finanza» rincara Harasin. In effetti, la linea di Tursi in questa vicenda è curiosa. Premesso che si tratta di un’area demaniale, dove già esiste un’intesa Stato - Regione, mentre il sindaco Pericu il 25 maggio 2005 scriveva all’ingegner Merli della Regione che «la nuova formulazione del progetto ridotto da 45 a 32 alloggi non determina un aggravio sensibile sulla situazione infrastrutturale della zona», il consiglio comunale il 13 aprile 2006 ha espresso la propria disapprovazione sui contenuti e le procedure dell’iter progettuale, a causa dei «numerosi elementi di forte criticità». Tanto da impegnare il sindaco e la giunta «ad attivarsi presso il commitente affinché valuti ogni possibile percorso di consistente riduzione dei prefigurabili danni ambientali». In attesa che Pericu e i suoi consiglieri si mettano d’accordo, due rappresentanti del comitato sono stati convocati l’altro ieri nell’ufficio di presidenza della Regione, insieme al provveditore del ministero.

Il quale si è impegnato a preparare una bozza di modifica del progetto da sottoporre all’attenzione dei residenti nei prossimi giorni.

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