Tarantini e le escort? Ora trema anche il Pd

Tra le migliaia di telefonate dell’inchiesta barese solo 33 riguardano Berlusconi. I verbali di tre squillo portano al Pd: tra i 13 indagati personaggi dello spettacolo

Tarantini e le escort? 
Ora trema anche il Pd

Gian Marco Chiocci - Massimo Malpica

Centomila intercettazioni telefoniche, mille almeno trascritte, 33 delle quali riguardano Silvio Berlusconi. Tredici indagati, alcuni eccellenti, in un’inchiesta che fa tremare non solo il premier ma anche una parte del Pd pugliese e l’intera Bari. E che coinvolgerebbe tra gli altri soubrette e nomi noti dello show business.
L’inchiesta sulle escort, la cui chiusura è ormai imminente, era lontana dal somigliare allo tsunami atteso oggi, quel 29 luglio del 2009, quando Gianpaolo Tarantini, alle 15.03, si presenta in una caserma barese della Guardia di Finanza. Quel giorno il «reuccio» delle protesi è di fronte all’allora pm Pino Scelsi, che per la prima volta gli contesta il favoreggiamento della prostituzione, reato commesso «in Bari e altre località da epoca imprecisata del 2007 fino al 3 maggio 2009». La valanga comincia lì, nasce da una costola dell’inchiesta su Sandro Frisullo, l’ex vice di Vendola alla Regione Puglia, che Tarantini racconta di aver «avvicinato» con una tangente sessuale, offrendogli in due occasioni le prestazioni di una ragazza barese, Terry De Nicolò. «Confermo di essere a conoscenza che Maria Teresa De Nicolò – esordisce Gianpi - era una escort e di averla pagata affinché effettuasse prestazioni sessuali in favore di terzi (…)». Nello stesso verbale, Tarantini tira in ballo un’altra ragazza, Vanessa Di Meglio, sostenendo di aver «favorito nel 2007 e nel 2008 rispettivamente due prestazioni sessuali della stessa con Sandro Frisullo». L’indagine sull’esponente del Pd va avanti, ma da lì si sviluppa e si allarga un’altra inchiesta, quella sulle escort. Il fascicolo ingloba le dichiarazioni «spontanee» di Patrizia D’Addario sulla notte a luci rosse a Palazzo Grazioli, ma anche i verbali della De Nicolò, della Di Meglio e di un’altra ragazza, Sonia Carpentone, altra «attenzione» che Tarantini avrebbe riservato a Frisullo in un hotel di Milano. Una curiosa forma di «accelerazione» dei propri affari che fa sobbalzare i magistrati, che hanno già le dichiarazioni rese a maggio da un collaboratore di Tarantini, Alessandro Mannarini, secondo il quale «Gianpaolo frequenta il gruppo di politici pugliesi vicini a D’Alema e in particolare Roberto De Santis e Sandro Frisullo». Ma si va oltre. Salta fuori che Gianpi aveva tentato di estendere il «sistema», riassunto da lui stesso in una frase messa a verbale: «Ho pensato in questi anni che le ragazze e la cocaina fossero una chiave di accesso per il successo nella società». Il sogno è reinventarsi consulente, lobbista, agevolare la scalata agli appalti. E quando nell’estate del 2008 Gianpi conosce Berlusconi in Sardegna, per fare colpo porta ragazze alle feste del premier, le spaccia per sue amiche ma, in realtà, le paga, spesso in anticipo, anche perché si fermino la notte. Così la D’Addario e il suo registratore finiscono a Palazzo Grazioli.
Escort, soubrette e «ragazze immagine», «captate» sul telefonino intercettato di Gianpi, cominciano a sfilare in procura, a Bari, raccontando le spedizioni alle feste e gli accordi con Gianpi. Oltre alla D’Addario anche Terry, Vanessa e Sonia sono passate da Frisullo alle feste del premier. La prima racconta di essere stata con Gianpi «a Roma nel settembre 2008, se non ricordo male», ma senza «fare sesso con alcuno su richiesta di Tarantini». Su Vanessa lo stesso Gianpi indica due date, settembre e ottobre del 2008, su Sonia (che nega l’appuntamento con Frisullo) «non ricorda» se si è fermata la notte. Nelle intercettazioni ci sono i racconti di quelle feste.

Roba «terrificante», prevede Tarantini. Ora che stanno per uscire, dice di non temere tanto lo sputtanamento del premier, ma quello della «buona società» barese, le mogli e le fidanzate di notai e professionisti che lui ha «usato» per il suo circo.

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