Un messaggio esplicito ai furbetti della targa, quei milanesi che si inventano una residenza estera per non pagare le multe: attenti, se vi scopriamo rischiate grosso. Non solo pagherete le contravvenzioni tutte insieme, non solo vi vedrete sequestrare il veicolo. Ma finirete anche sotto procedimento penale per truffa aggravata ai danni dello Stato. Roba punita fino a cinque anni di carcere.
Da tempo la polizia locale dava la caccia ai numerosi utenti del trucco: quasi tutti benestanti se non addirittura straricchi, gente abituata a sfrecciare sulle corsie preferenziali, a passare col rosso, a parcheggiare dove capitava, dietro lusbergo della targa straniera. Notificare e incassare le multe allestero è da sempre, per i «ghisa» milanesi, unimpresa quasi disperata. I furbetti della targa lo sanno, e se ne approfittano. Lanno scorso nel mirino era finito D.P., un broker di 33 anni con casa in corso Venezia e Mercedes CL500 con targa di Montecarlo, che aveva spensieratamente accumulato 108 contravvenzioni senza pagarne nemmeno una: ma quando lo avevano beccato, i vigili non avevano potuto fare altro che costringerlo a pagare tutti gli arretrati e a fare una brutta figura davanti ai condomini del palazzo.
Ma ora arriva la linea dura. A subirne per primo le conseguenze è un altro yuppie, Paolo C., 27 anni, casa in largo Treves e Bmw 120 con targa svizzera. Al giovanotto piace infischiarsene del codice della strada, ma non ama pagare le multe. E dal 2004 si è organizzato per fregare i vigili. Poco dopo la prima infrazione registrata a suo nome, nel marzo 2004, si è reso irreperibile per lanagrafe italiana, è stato cancellato dalle liste, e si è domiciliato in Svizzera a Muzzano, in Canton Ticino, presso la residenza di un signore già comparso nelle cronache giudiziarie italiane, il banchiere Paolo Del Bue. Ma in realtà Paolo C. non si è mai mosso da Milano. Lui e il suo Bmw hanno continuato a scorrazzare per la città, fotografati dagli occhi elettronici della polizia locale ad ogni infrazione. Una media impressionante. Alla fine la polizia locale ha contato la bellezza di 168 violazioni al codice della strada. E a quel punto è partita la richiesta di sequestro del mezzo e la denuncia alla Procura della Repubblica.
Nel decreto di sequestro chiesto a carico di Paolo C. dal pm Maura Ripamonti e firmato dal giudice Antonella Bertoja si afferma che «alla sua residenza ufficiale in Muzzano non risiede alcuno, e le contravvenzioni non vengono dunque ritirate; l'indagato è sempre stato domiciliato a Milano; è in possesso di carta didentità rilasciata dal Comune di Milano nel 2006 (come avrà fatto? ndr); risulta essersi laureato e svolgere attività lavorativa in Italia». Insomma, grazie alla «fittizia residenza» elvetica «egli si è sentito libero di violare le regole della circolazione stradale senza incorrere in alcuna conseguenza di carattere patrimoniale».
Un tipo così, probabilmente, è in grado di sopportare serenamente anche il sequestro del Bmw.
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