Il dovere dell’anti-berlusconismo si assolve in 31
righe. Un pacchetto di parole da aggiungere per manipolare il
pensiero, per modificare un’opinione, per alterare un’idea, per far
passare una linea: Berlusconi dev’essere abbattuto a parole prima che con qualunque altro
mezzo. C’è la prova, adesso. Sono quelle 31 righe in più che condiscono
l’editoriale del Mattino di Napoli di ieri. Non c’erano eppure sono state stampate.
Ci sono le elezioni nel capoluogo campano, lo
sappiamo. Sappiamo anche che centrodestra e centrosinistra sono testa a
testa, sappiamo che tutti non vedono l’ora di dire che Berlusconi ha
perso perché non è riuscito a strappare Napoli. Il Mattino
è la voce della città. C’è in ogni casa, c’è in ogni bar. La direzione
del quotidiano chiede un editoriale allo storico Giovanni Orsina. È
dal 2005 che è una delle firme di punta del giornale: è docente di
Storia comparata dei sistemi politici europei alla Luiss.
Il Mattino lo chiama e gli
chiede qualcosa di alto, di serio, di colto: il tema è lo
sbilanciamento nordista del governo. Ci sta: Napoli coi suoi problemi
reclama ascolto e questa storia dei ministeri al Nord che gira da
giorni può mettere di malumore la gente del Sud. Orsina pensa,
ragiona, scrive, invia, poi dice di essere raggiungibile al telefono per
chiarimenti o correzioni.
Nessuno chiama, il giornale esce, Orsina la mattina
dopo legge il titolo: «Il Nord evade e il Sud resta senza risposte ».
Non è il suo articolo, quello. Cioè lo è, ma hanno aggiunto un
paragrafo intero e su quello hanno titolato. Sono le 31 righe del dovere
anti-berlusconiano: un’invettiva contro il premier e il suo governo.
Sono la patente per accreditarsi, perché in questo Paese se attacchi
Berlusconi stai sempre dalla parte giusta. Sono anche la vergogna del
nostro giornalismo: il tema non è stare dalla parte del premier o
contro. Il tema è che modificare il pensiero di un altro in onore di un
progetto politico-giornalistico- militante è il definitivo punto di
non ritorno. Abbiamo visto tutto, abbiamo letto tutto, però una cosa
così non era mai capitata: non è confronto, non è scontro, è deliberata
manomissione del pensiero altrui. Come a dire: se un commento non è
un’aggressione personale e politica non va bene. La linea editoriale
dei giornali non si discute: ognuno si sceglie la sua e in quello
spazio esiste anche la libertà di non pubblicare articoli che non siano
in linea. Si prendono e si cestinano.
Quello che è accaduto stavolta è grave e sarà più grave oggi: perché non troverete cori indignati, non troverete petizioni, non troverete appelli, non troverete l’ordine dei giornalisti che prende posizione.
Perché l’anti-berlusconismo non è un peccato, è una linea condivisa e deve essere propagandata. Troverete, invece, le denunce del Tg3 richiamato dall’Agcom per aver dato troppo spazio ad Antonio Di Pietro e aver così violato la privacy. Diranno che l’hanno attaccato perché è l’unica voce contro Berlusconi. Ovvio, no? Il Tg1, il Tg2, il Tg4, il Tg5 vanno multati perché sono il megafono del governo. Se, invece, sei il megafono dell’opposizione sei uno libero. Passerà questo. Passerà per verità e basterà a coprire le 31 righe più basse del giornalismo italiano: la dimostrazione che in nome dell’anti- berlusconismo vale tutto.
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