Massimo Malpica
da Roma
«Non ho nulla contro i ricchi, ma fino a oggi la Sardegna non ha incassato un euro dalle seconde case dei non residenti». Il commento del governatore Renato Soru è lapidario. La tassa sul lusso approvata giovedì notte dal consiglio regionale, invece, è tombale. Almeno secondo le previsioni del centrodestra, che vedono nero per il futuro del turismo. Limposta colpirà non solo le case estive degli aficionados dellisola, non residenti, che si trovano entro tre chilometri dalla costa (con un contributo minimo di 900 euro per residenze fino a 60 metri quadrati) e le compravendite di immobili (si pagherà il 20% delleventuale plusvalenza), ma anche yacht (da 150 a 15mila euro di tassa annuale) e aerei privati.
La mazzata fiscale è contenuta in un maxicollegato alla finanziaria approvato due sere fa con i soli voti del centrosinistra. La Cdl ha tentato invano di osteggiare la tassa, ora protesta e paventa gravi danni per i flussi turistici verso lisola. Per lex presidente della Regione, il neodeputato di Forza Italia Mauro Pili, limposta è «un cartello sistemato sulle coste dellisola con su scritto: state alla larga dalla Sardegna», e rischia di innescare una maxispeculazione immobiliare: «Chi ha investito la liquidazione della pensione in una casa estiva, e che miliardario non è, sarà costretto a vendere dallinsostenibile tassazione, e dovrà farlo a un costo limitato pena lulteriore tassa sulla plusvalenza. Lobiettivo è pari allaggiotaggio, mettere in allarme il mercato immobiliare, generare una vendita massiccia perché qualcuno possa trarne un beneficio immediato in termini di acquisizione di volumetrie sulla costa».
Il timore è condiviso dagli amministratori dei comuni maggiormente interessati. Come Pasquale Ragnedda, sindaco azzurro di Arzachena, in Costa Smeralda, che sospira: «Lapprovazione di questi balzelli non farà altro che scoraggiare i turisti». «Ci stiamo tagliando le gambe da soli: che tipo di servizio aggiuntivo diamo ai turisti per giustificare una simile tassa?», gli fa eco il vicesindaco e assessore allAmbiente Martino Azara.
Nella maggioranza si ricorda che il salasso è legato a un contenzioso fiscale con lo Stato. «Una vertenza - spiega il capogruppo in regione della Quercia, Siro Marroccu - che tende al riconoscimento di crediti fiscali pregressi per 8mila miliardi di lire, oltre a una più adeguata quota di compartecipazione del gettito di Iva e Irpef riscosse in Sardegna». Eppure in molti, come Eliseo Secci della Margherita, gioiscono per lapprovazione del provvedimento sostenendo anche che edilizia vacanziera e traffico nautico e aereo costituiscano un costo ambientale maggiore del vantaggio economico per i sardi.
Di opinione opposta Confindustria. «Considero questa manovra fiscale una pesante sconfitta», commenta il numero uno dellassociazione degli imprenditori sardi Gianni Biggio, particolarmente severo con «i toni trionfalistici con i quali si è accolto questo provvedimento pasticciato, iniquo, dal gettito fiscale risibile e incerto, dai costi indefiniti, con sicuri aspetti di illegittimità costituzionale e che danneggia in maniera profonda limmagine esterna della nostra Regione». Insomma, «nulla di cui andare fieri, molto di cui essere imbarazzati», conclude Biggio.
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