Il Presidente della Repubblica Napolitano ha promulgato il dl Incentivi per «disposizioni di indubbia utilità, come quelle relative al contrasto dell’evasione fiscale ed al reperimento di nuove risorse finanziarie», ma non l’ha apprezzato fino in fondo. In una lettera indirizzata al premier Berlusconi ha criticato il fatto che il decreto-legge sia stato profondamente modificato nell’iter di conversione con «l’inserimento di numerose disposizioni estranee ai contenuti del decreto e tra loro eterogenee». Fra queste la disciplina dei giochi che invece reca con sé nuove e importanti disposizioni in materia di tassazione. Innanzi tutto il gettito erariale proveniente dal settore. È stato di 8,8 miliardi nel 2009, dovrebbe arrivare a circa 11 miliardi nel 2010. Ma la manovra finanziaria si attende qualcosa come 15-16 miliardi, una cifra impossibile da raggiungere con le norme in vigore.
Va bene che il Governo non può guardare per il sottile in un momento economico così delicato, ma bisogna capire come intenda aumentare, quasi raddoppiare, il volume fiscale del settore. La prima possibilità, legata a un inasprimento delle imposizioni su giochi e scommesse, finirebbe per affossare il mercato, rilanciare il gioco illegale e irrobustire quello privo di concessioni. Il bingo, tanto per fare un esempio, ha ripreso forza nel momento in cui è aumentato il pay-out, ovvero la quota di denaro che torna ai giocatori, dal 58 al 70%. È così in tutto il mondo. Più alzi l’asticella delle tasse e più perdi quota di mercato. Di qui l’impressione, ed eccoci alla seconda ipotesi, che il dl Incentivi punti a fare cassa con i giochi andando a caccia di chi opera in maniera illegale e non rispetta la normativa nazionale sul piano erariale. Ma come? Si parla di stringere il cerchio, incrementare i controlli sul territorio, monitorare le offerte via internet. Niente di nuovo, sotto questo aspetto. Le cronache sono piene di corsi e ricorsi su «centri di trasmissione dati» e «punti di commercializzazione» che chiudono e aprono i battenti in base a sentenze che più ondivaghe non potrebbero essere. La black-list di Aams è lunga un chilometro ed esiste da anni.
Ci vuole dell’altro in attesa di capire cosa cambierà a media scadenza. E la grande novità potrebbe essere dettata dalla volontà (o dalla possibilità?) di far pagare le imposte sui redditi a chi ha eluso le ritenute erariali sui giochi. Indipendentemente dal fatto di raccogliere scommesse con o senza concessione. Nel mirino finirebbero anche i giocatori colti in flagrante o impossibilitati a mostrare una bolletta in regola con le norme dell’Amministrazione dello Stato. Facile a dirsi.
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