Dalla numero uno alla numero dieci: aggio esattoriale; canone Rai; bollo auto; accise sulla benzina, energia elettrica e metano; Tarsu/Tia; contributi ai consorzi di bonifica; ticket sanitari; Iva; Ici; Irap.
Non è la classifica dei pezzi più ascoltati in radio, ma la nuova la «top ten» delle imposte più odiate dagli Italiani. Lo studio, effettuato da Krls Network of Business Ethics per conto dell'Associazione Contribuenti Italiani è stato condotto attraverso lo Sportello del contribuente, su un campione casuale di cittadini maggiorenni residenti in Italia (per approfondimenti vedere www.contribuenti.it.
Il balzello più inviso agli Italiani è dunque l'aggio esattoriale che unitamente agli interessi della riscossione incidono sensibilmente nel bilancio familiare. Al secondo posto si colloca il canone Rai, che è risultato anche l'imposta più evasa dagli italiani. Dal sondaggio è emerso che due cittadini su tre pensano che il canone Rai sia un «abbonamento annuale» e non una tassa. Al terzo posto si classifica il bollo auto, ritenuto da molti cittadini desueto al pari del canone.
Insomma, le imposte più odiate sono quelle sono indirette, che si pagano senza tener conto del reddito pro capite. Se, infatti, sembra logico da parte del cittadino partecipare al prelievo fiscale collettivo in maniera progressiva rispetto al reddito percepito durante l'anno, non sembra altrettanto accettabile vedersi tassare ripetutamente in base ai consumi. Tale imposizione colpisce il cittadino senza tener contro della propria capacità contributiva in dispregio al dettato costituzionale - osserva l'associazione Contribuenti.it.
Infatti, paradossalmente, le imposte indirette incidono maggiormente sulle famiglie più povere anziché su quelle più benestanti. In alcuni casi, poi, addirittura si assiste ad una doppia imposizione indiretta come nel caso dell'applicazione dell'Iva sulle accise presente sull'acquisto di carburante o nel consumo di energia elettrica.
Emerge un problema di comunicazione: solo un cittadino su cinque capisce «perché» paga le tasse. I restanti quattro su cinque si considerano sudditi di una amministrazione finanziaria troppo burocratizzata che molto spesso viola i diritti dei cittadini contribuenti.
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