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Tavullia e una tribù dai mille segreti

Davide è quello che gli ha proposto la Yamaha, Jeremy per lui dopo vent’anni di fedeltà ha tradito la Honda, Gibo stende i suoi contratti

Giovanni Zamagni

da Sepang

La forza della tribù. Valentino Rossi è un campione straordinario, un fenomeno assoluto. Ma come qualsiasi ragazzo di 26 anni, anche lui trova energia, vigore, carica, sicurezza, affetto e comprensione negli amici più cari. Non a caso, al termine di ogni vittoria, o quando sale sul podio, Valentino chiude le interviste televisive con la frase «saluto tutta la tribù». La tribù è composta dai ragazzi di Tavullia, quelli che gli vogliono bene indipendentemente dal fatto che Valentino sia poi diventato uno dei più grandi sportivi di tutti i tempi.
Della tribù fa parte, ovviamente, Alessio Salucci, soprannominato Uccio. Sempre al suo fianco fin dai tempi della 125, Uccio è fondamentale per l'equilibrio e la serenità del campione: «È l’unico - ammette talvolta Valentino - che può darmi consigli su tutto». Così come Rino, il papà di Uccio e presidente del Fan Club di Rossi, e Flavio Fratesi: organizzano le feste, i travestimenti e tutto quello che viene fatto per celebrare i trionfi di Rossi. Poi c'è Albi, che alle gare si vede poco, se non negli appuntamenti fondamentali come quello di ieri, ma che è uno dei più grandi amici del campione. È a lui che Valentino ha confidato per primo l'idea nel 2003 di lasciare la Honda per la Yamaha ed è con Albi che il fenomeno va spesso e volentieri a fare due pieghe con la moto da strada in «Panoramica», la strada tutta curve che collega la Romagna con le Marche, dandogli anche del filo da torcere. Non ci si può dimenticare del «Gabbia», quello che nel 1998 salì a Barcellona sull'Aprilia 250 assieme a Valentino, vincitore della gara, travestito da «Pollo Osvaldo»: fu il modo migliore per ironizzare su un periodo di crisi che avrebbe potuto diventare pericoloso.
Poi ci sono quelli che gli stanno a fianco per motivi di lavoro. Come il manager Gibo Badioli, insostituibile non tanto e non solo nella stesura dei contratti, diventati inevitabilmente con il passare degli anni sempre più complicati, ma per la sua funzione di parafulmine. Assieme alla gentilissima Roberta e al gruppo della Great White London, Gibo toglie a Vale tutte le beghe, limita le interviste, protegge la sua vita privata. Importante è anche Maurizio Vitali, già pilota del mondiale 125 e 250 degli anni Ottanta, oggi responsabile in pista dei caschi AGV.
Si entra così all'interno del box Yamaha, dove ci sono gli uomini insostituibili per la parte tecnica, ma che sono importantissimi anche sotto il profilo umano. A cominciare, naturalmente da Davide Brivio, il team manager, che ha avuto l'idea di offrire una Yamaha a Valentino e il grande merito di capire le esigenze del campione, di fare da cuscinetto tra il pilota e la casa giapponese. Insostituibile è anche Jeremy Burgess, il capo tecnico che ha deciso di mettere in discussione un passato di oltre 20 anni alla Honda per seguire Vale alla Yamaha. «Uno così, se sei fortunato, ti capita una sola volta nella vita, non potevo farmelo scappare» ha spiegato.
«Jeremy e i suoi ragazzi - conferma Rossi - sono fantastici, mi danno tranquillità. Molti dei miei successi sono merito loro».


Ecco la tribù, uno dei segreti di Valentino Rossi.

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